Iolanda Cagnina, classe 1931, amabile signora di Roma, con l’emozione e l’entusiasmo che la contraddistinguono non perde tempo a telefonare a sua nipote dopo aver appreso la scorsa domenica dalla stampa locale abruzzese, del progetto di ricerca sulla storia del campo di concentramento fascista di Casoli portato avanti dal Centro di documentazione on line www.campocasoli.org. Così con determinazione incarica la nipote Rita di mettersi immediatamente in contatto con il responsabile, perché deve raccontargli la storia del pittore ebreo tedesco Giovanni Brasch che la ritrasse all’età di nove anni nel 1940. La signora possiede ancora il quadro che ha deciso di donare al curatore del progetto (Giuseppe Lorentini), affinché si possa conservare la memoria e la storia di Hans Brasch.
Ebreo tedesco nato nel 1890, diplomato all’Accademia delle Belle Arti di Berlino, il cui nome fu italianizzato dal regime fascista in “Giovanni”, risiedeva a Trieste ma il 9 luglio 1940, dopo la retata di arresti degli ebrei stranieri del 15 giugno 1940 per ordine del capo della polizia Arturo Bocchini, dal carcere Coroneo triestino fu tradotto nel campo di concentramento di Casoli in provincia di Chieti insieme ad altri 50 “ebrei stranieri” tutti residenti a Trieste.
Iolanda ha ancora un lucido ricordo di quegli anni. Nata a Priverno si traferì da Roma in Abruzzo all’età di 8 anni perché il padre, cancelliere di cassazione, per non “mettersi la camicia nera” – come ci racconta – fu trasferito a Casoli presso la locale Pretura. Con l’entrata in guerra dell’Italia fascista iniziò anche l’internamento civile di quelle categorie che il regime perseguitava: ebrei, antifascisti, stranieri “indesiderabili”, rom e sinti (“zingari”), slavi, sudditi nemici. Il pittore Brasch, durante il suo internamento, produsse delle opere, molto probabilmente per conto delle personalità più importanti del luogo. Nel maggio del 1942 tutti gli ebrei dal campo di Casoli furono trasferiti nel campo di Campagna in provincia di Salerno.
L’ultima documentazione disponibile negli archivi ci conferma la presenza di Brasch a Campagna nel gennaio 1945.
Approfondendo la ricerca per capire cosa fosse successo a Brasch, si viene a scoprire che a Salerno il pittore Angelo Batti (classe 1933) è stato allievo nello studio dell’acquarellista tedesco Giovanni Brasch. Ad una richiesta di informazioni per mail, il maestro Batti, a 87 anni, risponde immediatamente con una preziosa testimonianza: «riguardo il carissimo Giovanni Brasch, quello che posso dirle, lo conobbi a Salerno, dove allora abitavo, nel lontano 1955. Diventammo subito amici e si dipingeva insieme traendo scorci ovunque. Conservo ancora gelosamente la tavolozza che mi regalò, l’eccellente caricatura che mi fece e, alcuni bozzetti sia suoi che miei del suo ritratto a matita fatto in treno mentre s’appisolava. Quello che ricordo, il suo triste racconto di tutti i suoi familiari trucidati... restando lui, unico superstite dell’intera famiglia sfuggendo alla cattura. E così, diceva... d’aver attraversato sia a piedi che con mezzi di fortuna, paesi e città, sino ad arrivare a Salerno, dove trovò ospitalità presso una famiglia ubicata nel Vicolo della Neve. Questo è quanto mi sovviene riguardo Giovanni Brasch: ottimo acquerellista, buon amico ed eccellente suonatore di violino».
Il maestro Batti, gentilissimo, ha promesso di impegnarsi a ritrovare e inviare al Centro di documentazione on line www.campocasoli.org i bozzetti del pittore Brasch.
Di seguito il video della preziosa testimonianza della signora Iolanda. Si ringrazia la signora Rita Carletti per la gentile disponibilità e per la registrazione del video.
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