Coloro che eventualmente si riconoscessero tra le persone qui menzionate o rappresentate nelle fotografie, oppure parenti degli internati, che volessero renderci noti elementi utili ad arricchire la conoscenza dell’esperienza dell’internamento e partecipare alla ricerca attraverso la propria testimonianza o contribuire con documenti e altri materiali possono rivolgersi a: info@campocasoli.org.
La struttura della compilazione della schedatura è la seguente: cognome, nome e paternità – data e luogo di nascita – religione – nazionalità – occupazione – ingresso al campo di Casoli – trasferimenti “da/per” – capitale liquido. Tra parentesi, in relazione al luogo di nascita, si intende la nazione attuale (anno 2019). “Cap. liquido” indica il capitale liquido, ovvero il denaro contante espresso in lire. La prima cifra indica il denaro posseduto dall’internato al momento dell’entrata al campo mentre il simbolo “+” indica la somma di lire ricevute da famigliari e/o amici. Quando troviamo ad esempio “proveniente per Ferramonti” significa che non è nota la città di origine dell’internato ma soltanto il campo di destinazione. I nomi sono riportati così come si leggono nei fascicoli personali conservati nell’Archivio storico del Comune di Casoli: ASCC, CAT. XV, Classe VII, b. 2-4, f. 24-227; è possibile trovare storpiature, tentativi di italianizzazione dei nomi stranieri e/o errori di trascrizione. I dati riassuntivi delle tabelle sono elaborazioni delle informazioni presenti nei fascicoli personali relativamente al periodo dell’internamento come ad esempio: provenienza da “Fiume” ecc. Dove possibile, si è proceduto a suggerire il probabile nome corretto con la dicitura: Prob. (probabilmente). Si ringrazia Ravel Kodrič per i suggerimenti di correzione dei nominativi sloveni e croati.
Schedatura realizzata da Giuseppe Lorentini
NB: Dove possibile cliccare sul nominativo per accedere al fascicolo personale.
Bibliografia:
Giuseppe Lorentini, L'ozio coatto. Storia sociale del campo di concentramento fascista di Casoli (CH), ombre corte, Verona 2019, pp. 125-154.
Giuseppe Lorentini
L'ozio coatto
Storia sociale del campo di concentramento fascista di Casoli (1940-1944)
pp. 163
€ 14,00
isbn 9788869481291
Il libro
"Io sempre vissi dal lavoro e non posso più sopportare l'ozio coatto dell'internamento". Casoli, 22 settembre 1942.
Casoli, cittadina abruzzese in provincia di Chieti, si erge arroccata su una collina alla destra del fiume Aventino ai piedi del massiccio della Maiella. Nell'aprile del 1940 fu scelta dal ministero dell'Interno per allestirvi una struttura per internare "ebrei stranieri"; questa divenne un campo fascista attivo dal 9 luglio 1940. Nei primi giorni di maggio del 1942, gli internati ebrei vennero trasferiti nel campo di Campagna (Salerno) e a Casoli arrivarono gli "internati politici", per la maggior parte civili "ex jugoslavi" originari delle terre di occupazione italiana in Jugoslavia.
Analizzando i fascicoli personali di quasi tutti gli internati, conservati presso l'Archivio storico comunale di Casoli, e confrontandosi con la storiografia e le fonti relative al periodo, Lorentini ripercorre la storia del campo facendo emergere il profilo dei prigionieri, le loro biografie, la vita quotidiana, le pratiche della comunicazione, il rapporto con la comunità cittadina, ma anche i problemi amministrativi e organizzativi riguardanti la sua gestione. La ricerca storica del campo di Casoli ci restituisce, come in un'istantanea, una pagina finora oscura dell'internamento civile fascista come spazio delle pratiche della politica razziale e di repressione operata dal regime, come laboratorio del razzismo fascista a livello locale.
Nell'immagine di sopra particolari dei volti degli internati, estratti dalla foto di gruppo scattata a Casoli, pubblicata in Livio Sirovich, «Non era una donna, era un bandito». Rita Rosani, una ragazza in Guerra, Cierre Edizioni, Verona, 2014. Si ringrazia l'autore per la concessione di riproduzione ed elaborazione della foto. La foto è stata scattata il 15.08.1940.
Un'altra copia della foto/cartolina postale gentilmente donata da Miriam Hassid, figlia di Giuseppe Hassid
L'identificazione degli internati sulla foto è ancora in corso. Al momento possiamo identificare 3 persone.
Grazie al libro di Livio Sirovich, “Non era una donna, era un bandito”, si era già potuto identificare nella foto di gruppo degli ebrei stranieri internati nel Campo di concentramento di Casoli provenienti dal carcere di Trieste, il signor Salo Nagler.
Poco più di 3 mesi dalla pubblicazione del sito campocasoli.org, la signora Miriam Hassid è venuta a conoscenza del progetto di ricerca e documentazione on line sulla storia del Campo di concentramento fascista di Casoli. Si tratta della figlia di Giuseppe Hassid, internato anch’egli a Casoli nel luglio 1940 e, come tristemente accaduto per i Nagler, vittima della Shoah.
La signora Miriam Hassid, scampata alla tragedia dell'olocausto, ha messo a disposizione le fotografie di suo padre per il sito www.campocasoli.org, grazie alle quali abbiamo potuto riconoscere e identificare Giuseppe Hassid sulla foto di gruppo degli ebrei stranieri provenienti dal carcere di Trieste, scattata a Casoli il 15 agosto 1940.
Per gentile concessione di Michele Aiello
*Secondo il lessico usato dal regime fascista.
In collaborazione con:
Fonte: http://www.campifascisti.it/scheda_documento_full.php?id_doc=1996
Archivio Centrale dello Stato
Ministero dell'Interno, Direzione Generale di Pubblica Sicurezza, Divisione affari generali e riservati. Archivio generale, Ufficio internati (1939-1945), A4 bis, internati stranieri e spionaggio 1939-1945, Busta 5, Fascicolo 38 (Teramo)
Il 2 agosto 2017 il Senato ha definitivamente
approvato la Legge annuale per il mercato e la concorrenza (n. 124/2017), che, tra le altre cose, modifica l’art. 108 del Codice dei Beni Culturali, sancendo la liberalizzazione delle
riproduzioni digitali con mezzo proprio in biblioteche e archivi pubblici per finalità culturali (art. 1, c. 171).
A seguito
della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (http://www.gazzettaufficiale.it/…/originario;jsessionid=yvp…),
le nuove norme sono entrate direttamente in vigore martedì 29 agosto 2017. Si sottolinea inoltre che sarà consentito non solo effettuare liberamente riproduzioni di beni
archivistici e bibliografici, ma che tali riproduzioni potranno essere altrettanto liberamente divulgate e condivise con qualsiasi mezzo per finalità diverse dal lucro, e dunque non solo per
“ragioni di studio” o “personali” come avveniva sinora per gli scatti autorizzati con mezzo proprio. Per ulteriori informazioni si rimanda alla pagina facebook Fotografie libere per i Beni Culturali.
In collaborazione con:
Fonte: http://campifascisti.it/scheda_documento_full.php?id_doc=927
ITS Digitales Archiv
Schreiben der Quästur Chieti, 11.04.1956, Namenslisten über Italien, meist jüd. Häftlinge, versch. Nationalitäten, 1.1.14.1, 459523-459536, ITS Digitales Archiv
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