Intervista sul progetto campocasoli.org, servizio di Janko Petrovec, RTV Slovenija

CASOLI 27.01.2018 INAUGURAZIONE PIAZZA DELLA MEMORIA

INTERVISTA SUL PROGETTO CAMPOCASOLI.ORG

Servizio di: Janko Petrovec, RTV Slovenija. Riprese: Iris Rupnik

Servizio completo: http://4d.rtvslo.si/arhiv/dnevnik/174516480

 

Si rende necessario fare un'osservazione intorno all'espressione "campo di concentramento", perché ci si trova spesso di fronte ad una confusione di tipo semantico (ossia del significato della parola), in quanto tale espressione immediatamente evoca i campi di sterminio nazisti, che ovviamente sono ben altra cosa rispetto ai campi fascisti, e una comparazione tra i due sistemi dal punto di vista della radicalità, della violenza, del terrore, e della mortalità, rischia una scontata banalizzazione del caso italiano. Per questo bisogna comprendere il significato che questa espressione ottiene all'interno del sistema concentrazionario italiano fascista (monarchico), così come esso viene concepito e messo in piedi dal Ministero dell'Interno. Nei documenti ufficiali vengono distinti 2 tipologie di internamento:

 

1) In campi di concentramento propriamente detti

2) In località di internamento libero

 

I campi di concentramento, nell'universo fascista, indicano un luogo circoscritto in un perimetro all'interno del quale in strutture preesistenti o ex novo, vengono segregati categorie diverse di internati. Si tratta quasi sempre di campi mono-genere, ossia maschili o femminili e raramente misti.

Le località di internamento libero, sono invece, i comuni di residenza coatta per gli internati, i quali possono ricongiungersi con il nucleo famigliare. È evidente che la condizione di "internato" in un campo di concentramento fascista è più sfavorevole e dura rispetto all'altra: promiscuità, libertà di movimento ridotta, regolamento rigido, separazione dal nucleo famigliare, sorveglianza, punizioni, divieti di lavoro, comunicazione ristretta, ecc.

 

Partendo da queste considerazioni, il campo di Casoli è di fatto, per la sua struttura e funzione, un campo di concentramento fascista (abbreviato "campo fascista"). La scelta di istituire un campo a Casoli fu dipesa anche dalla posizione geografica. Si legge nella relazione dell'Ispettore di Pubblica Sicurezza, Roberto Falcone del 27 aprile 1940:

 

"Nuclei di internati o confinati più pericolosi potranno, di preferenza, essere destinati nei comuni di Casoli e Lama dei Peligni, che trovansi nella zona montuosa della provincia, distanti dalle più importanti vie di comunicazione e della linea ferroviaria dello Stato"

 

Il sistema del campo di Casoli si compone di tre edifici:

 

1) Primo edificio: ex scuola comunale (Municipio) 

2) Secondo edificio: cantine del Palazzo Tilli 

3) Terzo edificio: ex cinema o ex sala da ballo (proprietà Tilli)

 

Il campo fascista di Casoli ha avuto due periodi distinti di internamento per via delle due categorie diverse di internati. Abbiamo un primo periodo "ebreo" del campo, che va dal 9 luglio 1940, data di ingresso del primo nucleo di 51 ebrei stranieri provenienti dal carcere di Trieste, fino al 5/6 maggio 1942, data di ingresso del nucleo di internati politici, antifascisti, ex jugoslavi trasferiti dal campo di concentramento di Corropoli in provincia di Teramo. (Si tratta di un sistema parallelo di campi destinato ai civili deportati dalla sponda orientale dell'Adriatico, a causa dell'occupazione di estesi territori jugoslavi). Tutti gli ebrei del campo di Casoli furono trasferiti nel campo di Campagna in provincia di Salerno. Questa seconda fase dura fino al 2 febbraio 1944, data riportata su un documento in cui si attesta ancora la presenza di 18 internati slavi, a testimonianza del fatto che il campo continuò a funzionare, nonostante l'armistizio dell'8 settembre 1943. Tra gli anni 1940 e 1944 sono passati per il campo di Casoli 218 internati in totale: 108 ebrei stranieri, per lo più austriaci, tedeschi, polacchi e ungheresi, e 110 "ex jugoslavi" per la maggior parte croati e sloveni.

 

 

Visita: https://www.campocasoli.org/

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