«A quel tempo la gente aveva altro da fare. Aveva da costruire case, aveva da trovare un lavoro. C'era ancora il razionamento; le città erano piene di rovine; c'erano ancora gli alleati che occupavano l'Italia. La gente non aveva voglia di tutto questo, aveva voglia di altro, di ballare per esempio, di fare feste, di mettere al mondo dei figli. Un libro come questo mio [Se questo è un uomo] e come molti altri che sono nati dopo era quasi uno sgarbo, una festa guastata».
Primo Levi, in Guri Schwarz, Ritrovare se stessi. Gli ebrei nell'Italia postfascista, Laterza, Roma-Bari 2004, p. 116.
Martina Di Miero - CONVITTO NAZIONALE G.B. VICO CHIETI (lunedì, 24 giugno 2024 15:31)
Raccogliendo materiale per un progetto didattico sull'internamento fascista in provincia di Chieti mi sono imbattuta in questo sito, che per la sua completezza e, allo stesso tempo, estrema facilità di fruizione ha costituito la principale fonte di informazioni per la ricerca condotta da una classe terza di scuola secondaria di primo grado. Con lo scopo di organizzare un'uscita didattica ho contattato il dottor Lorentini, che con grande umiltà ed entusiasmo si è messo a disposizione dei ragazzi e li ha guidati nella visita della mostra, delle sedi del campo e del suggestivo Memoriale. Un'esperienza significativa e dall'alto valore formativo, che consiglierei a tutte le scuole del territorio e a chi voglia scoprire o approfondire una pagina di storia purtroppo poco nota.
Maargherita Dana (giovedì, 11 giugno 2020 17:28)
Desidero ringraziare di tutto cuore Giuseppe Lorentini e tutti coloro che lo hanno aiutato a restituire un volto e una storia a tutte quelle persone che, durante il buio periodo della Seconda Guerra Mondiale, hanno subito ingiustamente la prigionia e il lavoro coatto, solo per la colpa di essere nati ebrei. Partendo dai racconti di mio papà, internato con la sua famiglia a Bergen Belsen all’età di 11 anni, cercando di ricostruire la storia di tutti i suoi famigliari, casualmente e con grande stupore ho scoperto il sito “campocasoli”. Qui ho ritrovato un pezzo di storia appartenente a uno zio di mio padre che fu prigioniero in questo campo dal 1941 al 1942. Le vicende vissute, raccontate e tramandate hanno preso forma grazie alla ricerca accurata dei documenti riportati alla luce e pubblicati. Un lavoro importante ed essenziale per la Memoria del passato e per il nostro futuro.
Grazie!
Carlo Troilo (mercoledì, 28 agosto 2019)
Casoli è il paese in cui mia madre ed i miei fratelli abbiamo vissuto da “sfollati” dal dicembre del 1943 al giugno del 1944, dopo che il nostro paese di origine e di vacanza, Torricella Peligna, era stato raso al suolo dai tedeschi per fare “terra bruciata” dinanzi all’avanzata delle truppe Alleate. Ed è anche il paese in cui, il 5 dicembre del 1943, mio padre diede vita alla Brigata Maiella.
Questa estate ho conosciuto Giuseppe Lorentini ed ho saputo del suo ciclopico lavoro prima per ricostruire la storia – sconosciuta perfino a chi, come la mia famiglia, ha addirittura vissuto a Casoli – del campo di concentramento fascista.
Il mio vivo apprezzamento per questo giovane storico si deve non solo alla capacità di ricercatore ma anche ad altre sue doti – la costanza e la generosità – che gli hanno consentito di realizzare a Casoli un piccolo quartiere della “memoria”, sulle cui mura chiunque può conoscere la storia del campo, leggere i noni e vedere le fotografie di tutti gli internati e apprendere ciò che Lorentini ha scritto nel suo bel libro “L’ozio coatto” (editore Ombre Corte, Verona 2019, pp. 163): il fatto che nove degli internati ebrei furono spediti al Auschwitz e lì furono uccisi, mentre a un decimo toccò in sorte la stessa fine alla Risiera di San Sabba. Un lavoro che Lorentini ha finanziato in gran parte con i propri risparmi e che ha avuto l’onore, il 25 aprile scorso, della visita del Capo dello Stato Sergio Mattarella.
La ragione principale per cui vorrei che il lavoro di Lorentini avesse una eco nazionale (e per questo mi adopererò con impegno) è che vorrei evidenziare sulla stampa e con altre iniziative il fatto che il fascismo – troppo spesso presentato come una dittatura all’acqua di rose – non solo si è macchiato dei notissimi delitti vergognosi delle leggi razziali e dello sterminio del Ghetto di Roma ma ha anche “tenuto in caldo” e poi consegnato ai campi di sterminio nazisti circa diecimila ebrei, molti dei quali avrebbero potuto salvarsi fuggendo negli Stati Uniti o in altri paesi democratici.
Carlo Troilo, giornalista e dirigente dell'Associazione Luca Coscioni
Elisabetta e Alessandro Di Francesco (domenica, 11 agosto 2019 19:11)
Qualche settimana fa, durante le nostre vacanze, abbiamo visitato Casoli e siamo venuti a conoscenza della presenza di un campo di concentramento in questa località e del meritorio progetto del Dottor Lorentini di documentare di questa vicenda significativa della nostra storia tutto sommato recente. Siamo rimasti positivamente colpiti dal lavoro di ricerca e studio che ha svolto sull'argomento e anche dal fatto che tutto ciò ha suscitato un certo interesse, nella comunità di Casoli e non solo.
Non eravamo a conoscenza dell’esistenza di questo campo di concentramento, così come di altri che abbiamo visto citati in queste settimane cercando informazioni qua e là in Internet, spinti dalla curiosità suscitata dalla visita a Casoli e dalla consultazione di questo sito. Si tratta in effetti di tematiche rimaste, purtroppo, ai margini degli studi storici sul periodo fascista e sulla Seconda Guerra Mondiale, almeno nel nostro Paese.
Veramente pregevole, oltre alla scelta di dedicarsi allo studio di questo importante ma trascurato tema, è il lavoro di divulgazione fatto attraverso il sito campocasoli.org, sito di cui si devono assolutamente apprezzare la ricchezza e la qualità dei contenuti sia testuali che grafici.
Ci ha fatto piacere anche vedere che questo lavoro di ricerca è stato pubblicamente riconosciuto dall’Amministrazione di Casoli, con la posa in città dei pannelli informativi relativi all’argomento. Ci auguriamo che questo impegno nel far conoscere il tema sia portato avanti e che questi pannelli siano fatti oggetto di manutenzione negli anni e non finiscano trascurati nel giro di poco tempo.
Purtroppo non abbiamo potuto assistere alla presentazione del volume ‘L’ozio coatto’, ma non mancheremo di leggere il libro, che fortunatamente ha visto la luce pubblicato da un editore non eccessivamente di nicchia.
I nostri complimenti al Dottor Lorentini per quanto ha fatto fino ad ora e i migliori auguri di poter portare avanti con grande soddisfazione e con il giusto riconoscimento i suoi studi storici.
Elsa Flacco (mercoledì, 19 giugno 2019 15:50)
Questo progetto di Giuseppe Lorentini, insieme al libro "L'ozio coatto", in uscita per l'editore Ombre Corte di Verona, contribuisce a riempire un vuoto storico che ha condizionato per decenni le interpretazioni degli anni cruciali tra il 1940 e il 1944. Lo studio completo, in ogni suo aspetto, del campo di internamento di Casoli, nelle due fasi rispettivamente degli "ebrei stranieri" e degli "internati politici" rappresenta un caso esemplare di come si fa storia e di come la microstoria entri a pieno titolo a sostanziare ogni interpretazione generale degli eventi e dei fenomeni storici. Davvero complimenti a Lorentini per il rigore dell'approccio e la visione ampia che gli consente di superare gli steccati localistici per entrare a pieno titolo, con il suo lavoro assiduo e appassionato, nel novero degli studiosi più completi e seri di quei fatti mai abbastanza indagati.
Francesco Terzulli (martedì, 16 ottobre 2018 18:40)
Caro Giuseppe,
La segnalazione del sito-centro di documentazione da te fattami la considero uno splendido regalo totalmente inatteso. Mi hai consentito di conoscere la cosa migliore che io abbia mai visto sull’internamento fascista in Italia da 33 anni a questa parte. Ho trascorso tutta la mattinata a navigare nel tuo sito per rendermi conto che una cosa tanto meravigliosa esistesse davvero.
Mi sono commosso fino alle lacrime.
Ho continuato a navigare nel sito in serata nella mia macchina, dal mio smartphone, attendendo mia moglie qui a Bari. Non ti nascondo che ho anche cercato di trovare tra gli internati di Casoli qualcuno che fosse passato anche da uno dei campi pugliesi per attingere alla straordinaria documentazione che tu mostri, ma non mi pare di averne trovati.
Hai realizzato quello che ogni studioso sull’internamento ha sempre sognato ma io, te lo confesso, neanche nel sogno sono mai riuscito ad immaginare una cosa così bella come quella che tu hai fatto.
Negli archivi digitalizzati che conosco le immagini sono a bassa risoluzione mentre quelle del centro di Casoli sono di ottima qualità e leggibilissime, anche se ingrandite.
Hai fatto fare un salto di qualità enorme agli studi sull’internamento in Italia ed io, come italiano, te ne ringrazio e sono orgoglioso che tu sia un mio connazionale.
Hai aperto prospettive per tutti noi. Penso, infatti, che il campo di concentramento di Alberobello è esattamente speculare a quello di Casoli: circa lo stesso numero di internati e di futuri deportati ad Auschwitz. Ma la somiglianza maggiore è data dal fatto che anche ad Alberobello è rimasta nell’Archivio Comunale la documentazione degli internati, divisa nei fascicoli degli ebrei e degli “ariani”. Il gioiello che avete fatto voi a Casoli sarebbe bello vederlo per Alberobello. Ogni località già sede di Campo di concentramento fascista da ora in poi dovrà pensare che anche l’impensabile si può fare, ovviamente con tantissimo lavoro, dedizione e professionalità.
Il tuo centro di documentazione fa superare l’annosa questione della raccolta museale tradizionale di cimeli: troppi costi di gestione, poca gente che la visita, pericolo per la tutela dei documenti così delicati e fragili.
Le singole sezioni del sito.
La sezione Home anticipa molto bene il tutto.
La sezione Progetto è molto ben fatta con tutti quei link, quegli ottimi materiali, in particolare le diapositive e con quelle ottime spiegazioni: particolarmente efficace la distinzione che fai tra campi di concentramento e località di internamento.
Il database degli internati è splendido. La scheda cliccata da ogni nominativo contiene importantissime informazioni biografiche tradizionali ma anche tante a me del tutto sconosciute: numero di letto, somme liquide possedute, periodo in cui riceve il sussidio. Ma le informazioni più straordinarie sono: i passaggi dai vari campi, l’eventuale esito di deportazione o di liberazione o di trasferimento (per esempio negli USA a Fort Ontario). Queste due ultime informazioni mi confermano un’intuizione alla quale sto lavorando da qualche anno: viene prima la vita delle persone e poi le vicende del Campo (trasporto acqua, organizzazione mensa, logistica e altro); se la vita delle persone viene prima, questa non può essere fatta a fette, raccontando solo quello che riguarda la permanenza dell’internato a Casoli o ad Alberobello ma bisogna dire “che fine ha fatto” dopo quell’internamento. Potrebbe tornare utile al ricercatore trovare subito l’indicazione “ebreo” nei nomi corrispettivi del database, per poi aprire le schede, come pure sarebbe utilissimo, nel caso degli ebrei deportati, un link alla corrispondente pagina della Digital Library del CDEC, per entrare all’interno di ulteriore documentazione.
La sezione dei documenti è il cuore del sito ed è di una potenza sorprendente, a cui si aggiunge la geniale idea di arricchirla con documenti dell’Archivio Centrale dello Stato.
Bene la sezione delle Immagini: non so se cliccando le singole foto degli internati compare anche il loro nome, il che sarebbe utilissimo, come pure l’età che avevano all’ingresso nel Campo di Casoli.
Bellissima la sezione Nagler.
Ma dove non si può evitare di commuoversi è la sezione di Lettere e Testimonianze: bellissime ed emozionanti le lettere da “ascoltare”. Complimenti per essere riuscito a far tradurre anche quelle scritte in lingue poco conosciute. Quando navigo nel sito su Casoli, mi sembra di stare a casa: rivedo decreti, petizioni, suppliche, lettere, cartoline postali che mi sono familiarissime.
Meriti ogni bene e ogni fortuna.
Grazie ancora
Francesco Terzulli, autore di studi sul campo di concentramento di Alberobello e di Gioia del Colle, entrambi in provincia di Bari, e di altri studi sull’internamento civile fascista in Puglia.
Andrea Lucidi (venerdì, 27 aprile 2018 19:52)
Un lavoro veramente grande, che questo 25 aprile e´ stato riconosciuto dalla massima autorita´ della Repubblica Italiana. Conosco Giuseppe personalmente ed e´ chiaro con quanta abnegazione e con quanto amore per la propria terra ha condotto questa ricerca. Giuseppe e´ per tutti gli studenti di storia un esempio da seguire.
Carla Nespolo - ANPI (domenica, 28 gennaio 2018 23:11)
CASOLI 27.01.2018.
Una giornata veramente emozionante. Ricordo, cultura e moralità collettiva si sono fusi spontaneamente. Ammirevole il lavoro delle compagne e dei compagni dell'Anpi di Casoli, dei comuni vicini e del provinciale di Chieti. In collaborazione e sintonia con un'amministrazione comunale esemplare per capacità di trasmettere ai cittadini una memoria che sa parlare ai giovani. Veramente belle giornate, rese eccezionali da interventi di storici straordinari e dal lavoro prezioso di un giovane studioso nato a Casoli - Giuseppe Lorentini - Raramente mi dilungo così. Scusate. Ma questa esperienza merita di essere conosciuta e condivisa. Chi ne vuole sapere di più vada su www.campocasoli.org
Ravel Kodrič (martedì, 23 gennaio 2018 14:07)
Egregio Sig. Lorentini,
ho letto oggi on-line sul quotidiano triestino in lingua slovena Primorski dnevnik l'ottimo servizio di Peter Verč sul suo impegno a favore della memoria degli internati nel campo di Casoli.
Da appassionato di storia, mi sono precipitato sul sito da lei curato e vi ho trovato, nell'elenco degli internati, i nomi di alcune personalità che hanno lasciato il segno nella storia degli sloveni. Per farne uno solo: Peter Držaj, medico partigiano, caduto in armi a Natale 1944, cui è intitolato un ospedale afferente alla Clinica universitaria dell'Univeristà di Ljubljana.
Le faccio i miei più vivi complimenti ed i migliori auguri per le iniziative di studio che ha messo in campo.
Ravel Kodrič
Annalisa (giovedì, 18 gennaio 2018 18:39)
Complimenti al lavoro di Giuseppe Lorentini. Sull'internamento civile fascista c'è ancora tanto da scoprire e la strada giusta per farlo è lavorare sulle biografie degli internati
Franco Debenedetti (sabato, 11 novembre 2017 23:03)
"Italiani brava gente" ... solo un po' di campi di concentramento e un campo di sterminio e tutta la logistica per Auschwitz! ti sembra poco?
Massimiliano Livi (mercoledì, 10 maggio 2017 20:08)
Complimenti! Un ottimo lavoro e soprattutto una storia davvero importante.
Un ottimo esempio di utilizzo professionale di materiali storici in Internet e di narrazione e conservazione della memoria. Ne farò sicuramente uso con i miei studenti.
Maria Lucia Di Fiore (lunedì, 08 maggio 2017 19:39)
Lavoro interessante condiviso con i nostri studenti del liceo scientifico "Marino"di Casoli....un laboratorio storico che ha coinvolto il cuore e la mente delle giovani generazioni...un tributo alla memoria ... complimenti!
Mario Setta (lunedì, 01 maggio 2017 14:14)
Casoli, la libertà. Speranza e tragedia negli anni della seconda guerra mondiale. Speranza per i prigionieri fuggiaschi dai campi di concentramento abruzzesi (cfr. "Terra di libertà" a cura di Maria Rosaria La Morgia e Mario Setta), tragedia per i prigionieri nei campi di internamento ("I Campi del Duce" di Carlo Spartaco Capogreco). Una memoria scolpita nei ricordi della nostra gente, un messaggio che grida, urla dalle pagine documentali di Giuseppe Lorentini. "La storia è l'uomo" hanno ripetuto come uno slogan storici del calibro di Lucien Febvre, Fernand Braudel e altri. La storia è "questo" uomo, questo di ieri, oggi, domani. Un uomo dalle mille facce, mille volti, infiniti comportamenti. Scoprire "questo" uomo significa accertare colpe e individuare terapie. La ricerca storica ha il fine di servire l'Uomo, migliorandolo. Conoscerlo per renderlo Umano. Il lavoro così attento, minuzioso, interessante di Giuseppe Lorentini non può passare e non passerà sotto silenzio. Anche se giunta con ritardo per cause indipendenti dall'autore, l'opera di ricerca, come sempre, è un open work, capace di nuovi approdi, nuove scoperte, nuovi lidi dove cercare di condurre una umanità dilaniata dalle tragedie, ma desiderosa di pace, nel rispetto della dignità di ogni persona sulla terra.
Manuele Gianfrancesco (lunedì, 01 maggio 2017 12:07)
Caro Giuseppe,
ho appena terminato il Sentiero della Libertà. All'arrivo ho avuto modo di capire lo straordinario lavoro di recupero di documenti che hai portato a termine per quanto riguarda il campo di internamento di Casoli. Un grazie davvero, quindi, per essere stato cultore e custode della storia e della memoria dei nostri luoghi, che grazie a te sono diventati luoghi della memoria - come voleva la definizione di Pierre Nora. Spero che altri seguano il tuo esempio nei comuni abruzzesi.
Manuele.
Francesco Lotoro (venerdì, 24 marzo 2017 12:38)
Ricerca compiuta in modo molto attento, curato, filologico. Congratulazioni agli Autori sia della ricerca che del sito. Auspico di far rete con altre piattaforme dedicate alla realtà concentrazionaria sotto il regimefascista.
Tito Paolo Zecca (giovedì, 23 marzo 2017 19:22)
Ho percorso velocemente questo sito, appena conosciuto, e lo trovo fatto molto bene. Mi congratulo vivamente con il ricercatore, Giuseppe Lorentini, ed i suoi collaboratori. Queste memorie non devono mai essere obliate, pena il ripetersi delle stesse tragedie e del persistere dell'ombra del male che sempre incombe sulle vicende umane. Nonostante le apparenze, il male non è mai "banale", e richiede coscienza vigile, intelligente attenzione, occhi perspicaci,perché non ritorni e imprima ancora una volta il suo marchio di fuoco.
Gianluca (giovedì, 23 marzo 2017 15:46)
È stato a modo suo un piacere conoscere questa vicenda. Complimenti a Giuseppe per il lavoro svolto e per aver rialzato il sipario su tutti quei volti. Il mio piccolo contributo alla causa è qui: http://www.qualcheriga.it/campi-concentramento-abruzzo-casoli/
Roberto Cruciani URBISAGLIA (MC) (mercoledì, 15 marzo 2017 07:09)
Ciao Giuseppe,
la tua ricerca storica sul campo di internamento di Casoli è veramente eccezionale. Il sito, di facile consultazione, sia per lo storico che per coloro che vogliono conoscere questa triste pagina della nostra storia, raccoglie documenti di archivio, foto, lettere e testimonianze.
Le lettere in particolare, secondo me, rappresentano la vera verità storica di questo campo di internamento. Leggendole attentamente si evidenziano lo stato d'animo di questi internati con le loro ansie, preoccupazioni per le loro famiglie.
Purtroppo anche questo campo di Casoli è stato un campo di transito per gli ebrei che sono finiti nei Campi di Sterminio.
Complimenti!
Elisabetta Bozzi - ANPI Magenta (MI) (domenica, 05 marzo 2017 21:52)
Un sito consultabile come un archivio on-line, una novità di grande utilità e valenza culturale.
Un punto di incontro fra la passione e dedizione di un bravissimo ricercatore, Giuseppe Lorentini, e la collaborazione del Comune di Casoli, che ha permesso e patrocinato la pubblicazione sul sito di Lorentini, di un vero patrimonio di documentazione storica, conservata presso l'Archivio Comunale.
A Giuseppe Lorentini e al Comune di Casoli va dunque il mio apprezzamento e gratitudine, per aver aperto, a tutti, le porte della Storia.
Il segno di un'evoluzione, che promuove la Memoria come fondamento per il futuro.
Giuseppe Lorentini, col suo grande lavoro, ricostruisce oggi su solide basi documentate uno spaccato della storia della deportazione dall'Italia durante il passato regime fascista, ancora tutta da approfondire.
La storia di un Campo che fu chiamato di "concentramento" o di "internamento" ma che si trasformò in un luogo di transito per i Lager d'Oltralpe: da Casoli, esseri umani partirono per lo sterminio.
A queste persone oggi è restituita l'identità.
Fare Memoria, in opposizione al negazionismo, diviene allora impegno civile e politico fondamentale, ed è un atto di giustizia.
Massimo Tiberini - Sindaco Comune di CASOLI (domenica, 05 marzo 2017 14:29)
Abbiamo sostenuto la ricerca intrapresa da Lorentini perché siamo convinti che una ricerca scientifica documentabile attraverso i reperti storici che abbiamo in archivio sia veramente importante, in particolar modo per un triste passato storico che ha avuto come scenario la nostra cittadina. La possibilità di fare a Casoli un volano di attività, incontri, seminari, convegni e turismo della memoria attorno all’internamento fascista durante il secondo conflitto è sicuramente qualcosa di rilevante. Da parte nostra dunque c’è stata la massima disponibilità a poter veicolare informazioni a riguardo. La collaborazione dell’Università di Bielefeld, della Direzione dell’Archivio di Stato di Chieti, l’interessamento da più parti verso l’ottimo lavoro svolto da Lorentini è stato gratificante. È un lavoro a livello internazionale perché si parla dei luoghi della memoria con materiale storico di indubbio valore: come diceva lo stesso Lorentini lo scopo è dare un volto ad una realtà vissuta e ricca di documentazione a Casoli, visto che in altre località non si riesce a fare facilmente. Sono soddisfatto anche per la qualità della persona: Lorentini è molto disponibile e bravo. Le vicende dei campi di internamento e concentramento fascisti sono poco conosciute, non c’è stata molta attività di ricerca concreta, dunque un’operazione come questa è un passo iniziale che deve portare poi ad un seguito.
Piera Della Morgia - Presidente ANPI CASOLI (domenica, 05 marzo 2017 14:24)
Tanti sono stati in Italia i campi di concentramento per internati ebrei e oppositori politici ma sono pochi gli archivi storici dei vari comuni - in cui questi campi furono attivi - a disporre di tanto materiale come quello di Casoli. A volte, i documenti, le foto, le lettere, i fascicoli personali sono andati dispersi per varie cause, altre volte distrutti per il superamento dei limiti di conservazione e così non è semplice ricostruire la storia di quel periodo, di quei luoghi e di quelle persone che ebbero la disavventura di esservi internati.Non è così nel nostro caso perchè un archivio ricco, che dispone dei fascicoli di quasi tutti gli internati, ha potuto offrire ad un fine studioso e ricercatore una mole di documenti e la competenza, il desiderio di conoscere, l'amore per la ricerca e il desiderio di contribuire a far luce su pagine di storia non ancora chiaramente esplorate, ha fatto il resto. Così, dopo tre anni di intenso lavoro, Giuseppe Lorentini ha realizzato il sito on-line "campocasoli.org" in cui ha pubblicato i risultati del suo lavoro certosino di documentazione, un vero archivio digitale che ricostruisce anche la storia sociale e amministrativa del campo.
Il sito è di facile consultazione e lettura e subito ci immerge in un contesto completamente diverso: la foto di gruppo, quelle sui documenti, le lettere delle persone care... tutto cambia prospettiva: i numeri diventano "persone", ognuna con la propria storia, ci si domanda come poter dare un nome ad ogni volto o un volto a quei nomi. È un'operazione di ampio respiro, preziosa per l'internazionalizzazione della ricerca, che darà sviluppi inaspettati, e che si inquadra nella cultura della memoria. In quest'ottica, l'ANPI condivide e appoggia il progetto di Giuseppe Lorentini, si congratula per l'ottimo risultato delle ricerche che hanno spaziato anche oltre gli archivi locali ed è sempre pronta a collaborare affinché questa pagina di microstoria possa entrare in un dibattito internazionale di più ampio respiro.
Bisogna fare i conti col proprio passato, soprattutto con le pagine meno gloriose, perché è proprio da quelle che si impara e poi è importante non dimenticare. Questo sito di documentazione on-line sul campo di concentramento di Casoli attivo dal 1940 al 1943 vuole essere un punto di partenza per favorire e contribuire alla ricerca storica e diventerà presto un punto di riferimento per gli storici. Dal recupero e rivalutazione dei luoghi dove quelle persone vissero e trascorsero le loro tristi giornate può nascere un progetto di musealizzazione, un museo della Shoah, che sarebbe il primo grande museo del genere in Abruzzo per ricordare ciò che è stato, per ricordare che abbiamo avuto giorni bui e che dobbiamo sempre difendere i valori essenziali della libertà, della tolleranza e della democrazia.
Barbara Sablich (venerdì, 17 febbraio 2017 18:38)
E, consentitemelo, anche "affettuoso" nei confronti delle persone, e partecipe di tante sofferenze. Da triestina - la mia città ha ancora tra le sue memorie la Risiera di S. Sabba - mi colpisce molto. Bello sarebbe una futura collaborazione tra voi e chi altri in Italia si occupa di progetti simili.
Il sito é agile, semplice da consultare, le immagini ti fanno vedere e capire. Spero che venga consultato molto frequentemente.
Complimenti!
Stefan Laffin (venerdì, 17 febbraio 2017 16:26)
Ho navigato sul sito, concentrandomi soprattutto sulla parte della documentazione, e a mio avviso si tratta davvero di un patrimonio ricco, sia a livello di informazioni storiche, sia limitatamente alle fonti e alla loro contestualizzazione.
Nonostante la grande quantità e varietà delle fonti, la diligenza e la precisione con le quali il progetto è stato preparato e presentato rende la navigazione del sito piacevole e stimolante per chi vuole conoscere meglio l'argomento o fare ricerca storica.
È difficile trovare strumenti come questo, insieme utili e accessibili. Per questo motivo spero che questo progetto possa servire sia agli storici, come patrimonio documentario, sia a persone che sono alla ricerca di un'introduzione a un tema sempre meno conosciuto, soprattutto a livello locale.
Complimenti Giuseppe, ti auguro che il sito possa continuare a crescere. Sarebbe il giusto riconoscimento per il tuo grande lavoro ma soprattutto l'affermazione di uno strumento necessario per la storiografia!
Mario Cimini (domenica, 12 febbraio 2017 20:16)
Quella promossa da Giuseppe Lorentini è un'operazione di grande spessore culturale. Il sito, realizzato in maniera da garantire un'ottima fruibilità della documentazione digitalizzata ed un'agevole navigazione, costituisce uno strumento preziosissimo per la ricerca storica su una delle pagine purtroppo meno conosciute del Novecento. Si auspica che l'iniziativa apra il campo ad interessi di studio, non solo in sede propriamente storiografica, ma anche in chiave didattica, in particolar modo per le scuole del territorio, e che essi siano forieri di sviluppi considerevoli in termini di crescita culturale delle giovani generazioni. La memoria, prima di essere una necessità, è un dovere.
Flavia Caso Bauer (lunedì, 30 gennaio 2017 21:40)
Scoperto ieri perchè mi è stato segnalato : emozionata nel leggere di queste vite, che anche se solo metaforicamente continueranno a vivere nella mia memoria, e quella spero di altri.
Marco Cavallarin (domenica, 29 gennaio 2017 12:02)
Tra i molti campi di concentramento fascisti in Italia, c'è quello di Casoli, sconosciuto ai più, come la stragrande maggioranza degli altri. Eppure ce ne sono di storie da conoscere/ricordare/trasmettere su e in questi campi. Questo sito lo fa egregiamente grazie al sacrificio personale del suo autore/ricercatore. Ed ecco che persone riprendono vita, nomi si riempiono di vite, mura e carte raccontano finalmente memoria.Grazie, Giuseppe Lorentini, per avermi aiutato a conoscere un altro pezzo della terribile storia del fascismo e della persecuzione, necessaria per non dimenticare e crescere in democrazia e rispetto umano.
Francesco Di Cintio (venerdì, 27 gennaio 2017 17:04)
Un digital archive capace di assurgere a vero e proprio vettore della memoria legato alle profonde questioni storiche e morali della Shoah e della Seconda Guerra Mondiale in generale. Un valido strumento indispensabile per innescare il dibattito storiografico e favorire la comprensione di un tema mai del tutto sciorinato. A Lorentini il giusto merito di essere stato un precursore dei tempi, soprattutto in ambito italiano, e aver capito come la "digitalizzazione della storia" sia essenziale per promuovere e mantenere vive quelle drammatiche vicende che hanno segnato il territorio abruzzese: la micro-storia documentata del Campo di Concentramento di Casoli viene inserita di diritto nel complesso filone internazionale di studi dell'Olocausto e della valorizzazione della sua memoria.
Daniela Spadaro (venerdì, 27 gennaio 2017 16:29)
Vicende del passato che se analizzate attraverso gli archivi, i documenti e le testimonianze mostrano con efficacia l'incidenza della dittatura sulla vita quotidiana dei cittadini,con la maniacale pretesa di controllare ed orientare ogni momento della vita sociale. Vicende che tuttavia potrebbero tornare, seppur in forma diversa, perchè la storia ci insegna che niente è per sempre. La conoscenza e la divulgazione sono le uniche strade percorribili se vogliamo limitarci solo a leggere pagine buie della nostra storia e non riscriverne di nuove.
Vito Francesco Gironda (venerdì, 27 gennaio 2017 10:26)
Ottimo lavoro per l'impostazione e di grande importanza per coloro interessati a tali questioni. Apre una finestra per discutere su un tema ancora non sufficientemente trattato in campo storiografico. Mi sembra essere un primo approccio documentaristico necessario, sperando che altre "realtà" locali ne prendano esempio.
Gian Luca D'Errico (venerdì, 27 gennaio 2017 10:09)
Un lavoro eccellente su tutti i fronti: la qualità, dalla grafica alle immagini fotografiche, e utilissimo per il mestiere dello storico, ma non solo. Una testimonianza fondamentale della nostra cultura socio-politica, su cui ancora oggi è d'obbligo una seria riflessione ... uno degli obbiettivi che centra inequivocabilmente questa importante iniziativa.
Maria C. Ricci (venerdì, 27 gennaio 2017 09:34)
Sito chiaro ed intuitivo, con interfaccia grafica gradevole e facilmente fruibile.
Un portale storico, dietro il quale c'è un grande lavoro di ricerca.
Spero che diventi immediatamente visibile e, quindi utile, a tutti gli studiosi e ricercatori del mondo impegnati nella diffusione della Cultura della Memoria.
Riccardo Onorato (venerdì, 27 gennaio 2017 03:08)
Navigare sul sito è risultato semplice ed agevole: già dal primo accesso e in pochi click si evince la tematica in modo chiaro. Le possibilità di approfondimento appaiono quasi illimitate, il che fa di questo progetto un interessante strumento di studio sia per il profano che per l’utente esperto.
La scansione dei documenti, così come la risoluzione e la rielaborazione di ogni pagina, presenta un’eccellente qualità.
L’augurio è che l’identità (così come la storia!) di quei tanti volti venga resa nota ed accessibile a tutti noi. Un augurio che nasconde, in realtà, anche delle paure… “una singola Anne Frank detta più commozione delle miriadi che soffrirono come lei, le cui immagini sono pero’ rimaste nell’ombra. Forse è necessario che sia così: se fossimo a conoscenza di tutte quelle sofferenze, non saremmo in grado di vivere“ (Primo Levi)