Neil Malcolm, discendente diretto del valoroso veterano della Seconda Guerra Mondiale Walter M. Malcolm,103 anni a settembre, e residente in Nuova Zelanda, ha annunciato la sua intenzione di visitare l'Abruzzo il prossimo 19 giugno, una regione che ha un significato storico profondo per la sua famiglia. La visita è programmata per rendere omaggio ai luoghi dove suo padre combatté coraggiosamente durante gli aspri conflitti del 1943, in particolare nel territorio del Sangro Aventino.
L'esperienza di Walter M. Malcolm durante il conflitto è stata minuziosamente documentata nel suo diario personale, una testimonianza commovente e dettagliata delle difficoltà e degli atti di eroismo vissuti dai soldati sul campo. Attraverso le pagine del diario, apprendiamo degli intensi combattimenti a Orsogna e nelle aree circostanti, eventi che ora saranno esplorati dal figlio in un pellegrinaggio di memoria e riflessione. Neil Malcolm visiterà questi luoghi storici insieme a Mirella Ammirati, guida turistica di Lanciano, e si soffermerà in particolare su Sant'Eusanio del Sangro e Orsogna, località dove il padre combatté come parte del 25° Battaglione. Questo battaglione, parte della Seconda Divisione Neozelandese sotto il comando dell'VIII Armata Britannica, giocò un ruolo cruciale nelle operazioni nella regione, affrontando condizioni climatiche avverse e una resistenza accanita da parte delle truppe della Wehrmacht.
Comunicato Stampa
Un ponte tra ieri e oggi: la memoria rivive a Giulianova con “Internatite”
Il 27 aprile 2024 a Giulianova, presso la Sala Comunale “Bruno Buozzi”, si terrà un evento che segna un significativo ponte con il passato: la presentazione del libro “Internatite. Una voce inascoltata dai campi fascisti (1940-1943)”, curato da Giuseppe Lorentini e tradotto da Ravel Kodrič. Quest’opera, edita da Round Robin Editrice nella collana “fuori rotta”, offre un’esposizione minuziosa e coinvolgente della vita quotidiana all’interno dei campi di concentramento fascisti di Corropoli (TE) e Casoli (CH).
L’incontro si avvale dei saluti delle figure istituzionali della città: il Sindaco Jwan Costantini, la Vicesindaca Lidia Albani e l’Assessore alla Cultura Paolo Giorgini, che si faranno portavoce del valore storico e dell’impatto culturale che il libro rappresenta. A sviscerare il testo, il contributo autorevole di Costantino Di Sante e Camillo Fedele, che illumineranno aspetti storiografici e psicopatologici legati all’esperienza dell’internamento fascista. Le vicende e le emozioni descritte saranno rivivificate dalla voce scenica di Icks Borea, che darà vita alle parole di Mikuletič con momenti di lettura.
Comunicato Stampa
Dalle pagine dimenticate alla storia riscoperta: arriva a Casoli il libro “Internatite”
Casoli: Il prossimo 20 aprile 2024, a Casoli, il Cinema-Teatro Comunale si appresta a diventare teatro di un evento culturale di grande rilevanza: la presentazione del libro “Internatite. Una voce inascoltata dai campi fascisti (1940-1943)”. Questo volume, frutto della curatela di Giuseppe Lorentini, dottorando presso l’Università degli Studi del Molise e anima del Centro di documentazione online del campo di concentramento fascista di Casoli www.campocasoli.org, tradotto dallo sloveno all’italiano da Ravel Kodrič, è pubblicato dalla Round Robin Editrice nella collana “fuorirotta”. Rappresenta un importante passo avanti nel riportare alla luce un capitolo fondamentale della storia sociale dell’internamento civile nell’Italia fascista spesso dimenticato.
Attraverso il racconto intimo di Fortunat Mikuletič, avvocato sloveno di Trieste, testimone diretto e vittima dell’oppressione fascista, il libro ci immerge nella vita quotidiana dei campi di concentramento fascisti, illuminando con tocco umano gli anni dell’internamento a Corropoli (TE) e Casoli (CH). Arricchiscono ulteriormente l’opera le illustrazioni del pittore sloveno Ljubo Ravnikar, che, insieme a Mikuletič, condivise la precaria realtà dell’internamento. Le sue opere, espressioni artistiche di momenti di vita all’interno del campo e vedute di Corropoli e Casoli, testimoniano la forza dell’arte come veicolo di memoria e resistenza.
Comunicato stampa
Presentazione del libro “Internatite. Una voce inascoltata dai campi fascisti (1940-1943)” al Circolo della Stampa di Trieste, 5 aprile 2024
Trieste: Fedele alla propria missione civica e culturale, l’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti (ANPPIA) fondata da Umberto Terracini e Alessandro Pertini per raccogliere coloro che si opposero al fascismo sin dal suo sorgere patendo carcere, confino, internamento, è orgogliosa di presentare la prima edizione italiana del libro “Internatite, Una voce inascoltata dai campi fascisti (1940-1943)” di Fortunat Mikuletič, a cinquant’anni dalla sua pubblicazione originale in sloveno “Internatitis” nel 1974 per i tipi della Goriška Mohorjeva družba di Gorizia. Questa testimonianza di prima mano, curata da Giuseppe Lorentini e tradotta da Ravel Kodrič, viene pubblicata da Round Robin Editrice per la collana “fuori rotta”. L’appuntamento è fissato per il 5 aprile 2024, alle ore 17:30 presso il Circolo della Stampa a Trieste.
L’evento è patrocinato dalle seguenti istituzioni impegnate nella conservazione della memoria storica, nella promozione della ricerca scientifica e dell’impegno civico: l’Università degli Studi del Molise, l’Università di Lubiana, il Circolo della Stampa di Trieste, l’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia, il Comune di Casoli, lo Svet slovenskih organizacij - Confederazione Organizzazioni Slovene, la Slovenska kulturno-gospodarska zveza – Unione culturale economica Slovena, il Comitato provinciale di Trieste / Tržaški pokrajinski odbor dell’ANPI/VZPI, il quotidiano sloveno “Primorski dnevnik”, il Muzej novejše zgodovine Slovenije / Museo di Storia Contemporanea della Slovenia di Lubiana e il Museo della comunità ebraica di Trieste “Carlo e Vera Wagner”.
Il lato oscuro del Mezzogiorno durante la Seconda Guerra Mondiale: una mostra che svela i campi di concentramento fascisti in Abruzzo e Molise, con una lectio magistralis di Marta Verginella dell’Università di Lubiana
Campobasso: il 13 aprile 2023, alle ore 10:00, presso l’atrio del Dipartimento Giuridico dell’Università degli Studi del Molise, in Viale Alessandro Manzoni, 86100 Campobasso CB, si terrà l’inaugurazione della mostra storico-documentaria “I campi di concentramento fascisti in Abruzzo e Molise dal 1940 al 1943”, con il patrocinio del Comune di Campobasso e del Comune di Casoli (CH).
La mostra, curata da Giuseppe Lorentini, Kiara F. Abad Bruzzo, Gianni Orecchioni, Nicola Palombaro e con l’aggiunta di cinque nuove sezioni curate da Fabrizio Nocera, Costantino Di Sante e Mattia Crocetti, ha lo scopo di documentare e rendere fruibile a tutti i cittadini il sistema concentrazionario italiano durante la Seconda guerra mondiale, nello specifico negli anni 1940-1943. Saranno presentati, attraverso un percorso didattico di assoluto rigore scientifico e arricchito da documenti storici, 19 pannelli di grandi dimensioni che evidenzieranno come l’Abruzzo e il Molise siano state le regioni prescelte dal regime fascista per attuare il suo sistema di internamento civile durante le contingenze belliche.
La mostra darà particolare rilievo alla presenza di ebrei stranieri, di antifascisti, di rom e sinti, oltre alle numerose persone deportate dalla ex Jugoslavia, tra cui il pittore sloveno Ljubo Ravnikar che, con i suoi acquerelli, ha raffigurato scene di vita del campo di concentramento di Casoli in cui fu internato.
Inoltre, presso l’Aula Magna, si terrà una conferenza con una Lectio Magistralis della professoressa Marta Verginella dell’Università di Lubiana, dal titolo “Vendetta offesa: donne e uomini sloveni ricordano i campi fascisti italiani”. Il programma della conferenza prevede i saluti istituzionali del Rettore dell’Università degli Studi del Molise, del Sindaco di Campobasso e del Sindaco di Casoli (CH). Altresì, si terranno gli interventi di Giovanni Cerchia sull’introduzione, di Costantino Di Sante sul sistema concentrazionario fascista, di Giuseppe Lorentini sui documenti e i monumenti del memoriale di Casoli e di Fabrizio Nocera sul Molise e la memoria dei suoi campi fascisti.
L’evento rappresenta un’importante occasione per approfondire la conoscenza della storia italiana durante la Seconda guerra mondiale, in particolare dell’esperienza dei campi di concentramento fascisti in Abruzzo e Molise. La mostra rimarrà esposta dal 13 aprile al 30 novembre 2023 e sarà visitabile gratuitamente dal lunedì al venerdì dalle ore 8:00 alle 20:00.
Casoli, 23 marzo 2023 - La città di Casoli ha il piacere di annunciare la visita della Prof.ssa Marta Verginella, ordinaria di Storia Contemporanea presso l’Università di Lubiana, accompagnata dal dottorando Giuseppe Lorentini e dallo storico Costantino Di Sante, entrambi dell’Università degli Studi del Molise. La visita è prevista per la mattina del 14 aprile 2023.
La visita è stata organizzata sotto la supervisione scientifica del professor Giovanni Cerchia, Direttore del Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi del Molise.
La ragione principale della loro visita è la Piazza della Memoria e il lavoro di recupero della storia e della memoria dell’ex campo di concentramento fascista di Casoli. La Prof.ssa Verginella desidera complimentarsi con l’amministrazione comunale per il lavoro svolto.
L'occasione rappresenterà un importante momento di scambio culturale e accademico tra le istituzioni coinvolte, e permetterà di rafforzare ulteriormente i legami tra Casoli e le università.
L’amministrazione comunale è lieta di accogliere la Prof.ssa Verginella e il suo staff e di condividere con loro l’impegno nella conservazione della memoria storica.
Il Sindaco Tiberini si dichiara onorato di ospitare la Prof.ssa Verginella e i dottorandi, e si augura che questa visita possa rappresentare un ulteriore passo verso la promozione della storia e della cultura del territorio.
Foto: © Arne Hodalič e Katja Bidovec
Fonte: Pagina Facebook del Comune di Casoli
COMUNICATO STAMPA
CHIETI. Per il Giorno della Memoria 2023, nell’ambito della XXIII edizione del progetto “Il Calendario della Repubblica-Il Dovere della Memoria”, due sono le iniziative promosse dall’associazione Chieti nuova 3 febbraio e dalle Scuole Superiori di Chieti l’Istituto Tecnico “F. Galiani - R. de Sterlich”, l’Istituto di Istruzione Superiore “Luigi di Savoia”, l’Istituto Professionale “U. Pomilio”, il Liceo Scientifico “F. Masci”, in collaborazione con le associazioni Unitre-Chieti e “Noi del G. B. Vico”:
- la mostra storico-documentaria I campi di concentramento fascisti in Abruzzo dal 1940 al 1943
- lo spettacolo “Segre. Come il fiume”, a cura del regista Antonio Tucci – Teatro del Krak di Ortona (primo febbraio). I dettagli saranno comunicati in seguito. La mostra I campi di concentramento fascisti in Abruzzo dal 1940 al 1943, a cura di Giuseppe Lorentini, Kiara F. Abad Bruzzo, Gianni Orecchioni, Nicola Palombaro, realizzata con il patrocinio e il contributo del Comune di Casoli, sarà inaugurata Mercoledì 18 gennaio 2023, alle ore 17.00, presso il Palazzo della Provincia di Chieti e rimarrà esposta fino al 31 gennaio da lunedì a venerdì, ore 8 - 18.00. Gli studenti degli Istituti partecipanti, dopo un breve Corso di formazione a cura dello storico Costantino Di Sante, fungeranno da guida durante le visite delle Scuole.
Il 30 novembre e il 1° dicembre è in programma a Casoli e a Sulmona il Convegno nazionale di Studi dal titolo “Internamento, deportazione e prigionia di guerra nel Secondo conflitto mondiale tra Abruzzo e Molise. Nuovi studi e prospettive di ricerca”, organizzato dall’Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea (IASRIC). I lavori avranno luogo il 30 novembre dalle ore 14.00 alle ore 18.00 presso il Teatro Comunale di Casoli e il 1° dicembre, dalle ore 09.30 alle ore 13.30 presso la Sala Ciampa dell’Abbazia di Santo Spirito al Morrone a Sulmona. Al termine della seconda giornata dei lavori si terrà una tavola rotonda per le note conclusive, dalle ore 15 alle ore 17.30, presso la Sezione di Sulmona dell’Archivio di Stato dell’Aquila.
L’intento delle due giornate è mettere a fuoco i recenti sviluppi della ricerca storiografica sul fenomeno dell’internamento civile fascista e della prigionia di guerra in Abruzzo e Molise. Nello specifico: il ruolo delle autorità civili e militari nella gestione e nell’amministrazione degli internati e dei prigionieri di guerra; le relazioni tra la popolazione civile e gli internati; la varietà delle fonti bibliografiche e archivistiche (cartacee e digitali) per la ricerca storiografica e la didattica laboratoriale.
COMUNICATO STAMPA
Sabato 30 luglio - Ore 21:30, presso la Terrazza Kursaal di Giulianova (TE), si terrà la presentazione del libro L’ozio coatto. Storia sociale del campo di concentramento fascista di Casoli (1940-1944), (Ombre corte, giugno 2019) di Giuseppe Lorentini, dottorando per il curriculum storico presso l’Università degli Studi del Molise, responsabile e curatore del Centro di documentazione on line www.campocasoli.org. L’evento costituirà una valida occasione per ricordare che in Abruzzo, durante la Seconda guerra mondiale dal 1940 al 1943, furono attivi diversi campi di concentramento e località di internamento fascisti. I campi fascisti in regione furono ben 15 su un totale di 48 nell’intera penisola e 63 furono le “località di internamento libero”, che il regime monarchico-fascista istituì durante la Seconda guerra mondiale tra il 1940 ed il 1943. Città Sant’Angelo, Casoli, Chieti, Istonio Marina (oggi Vasto), Lama dei Peligni, Lanciano, Tollo, Civitella del Tronto, Corropoli, Isola del Gran Sasso, Nereto, Notaresco, Tortoreto alto, Tortoreto stazione (oggi Alba Adriatica), Tossicìa furono le località individuate per internare “ebrei stranieri”, “ex-jugoslavi”, rom e sinti, oppositori politici, sudditi nemici. Durante l’incontro verranno proiettati due brevi video. L’ex campo di concentramento fascista di Casoli. Un luogo della memoria europeo (regia di Francesco Di Toro, voce di Icks Borea). Si tratta di un video che racchiude in due minuti il lavoro svolto nel corso di due anni per il recupero dei “luoghi della memoria” dell’ex campo fascista di Casoli. Seguirà il video reportage di sei minuti e mezzo del giornalista Francesco Paolucci che racconta questa “storia ancora poco conosciuta”.
Casoli, 10 maggio 2022 – il giorno sabato 14 maggio 2022, alle ore 17:00, la 20ª Edizione della Marcia internazionale “Il sentiero della libertà – Freedom Trail” farà tappa nel comune di Casoli. Si tratta di un evento annuale che ripercorre la via di fuga degli ex prigionieri di guerra alleati e dei tanti giovani italiani decisi a raggiungere le linee anglo-americane nel sud Italia per continuare la lotta contro il nazifascismo. Infatti, dopo l’8 settembre 1943, circa cinquantamila militari alleati custoditi nei campi della penisola italiana riuscirono a “varcare il recinto” e a prendere il largo tra le popolazioni dei territori circostanti.
Giornata intensa, di forte coinvolgimento emotivo e di grande valenza culturale, è stata quella vissuta il 25 aprile a Sant’Eusanio del Sangro (CH) e organizzata per celebrare degnamente il 77° anniversario della Liberazione dell’Italia con la I edizione della “Marcia della Pace – The Sangro River Crossing”. L’idea progettuale elaborata a tempo di record da Giuseppe Lorentini (Università degli studi del Molise e curatore del Centro di Documentazione on-line www.campocasoli.org), Vittore Verratti (Università degli studi “G. D’Annunzio di Chieti-Pescara), Francesco Di Cintio (IGBG Accredited Battlefield Guide) e sottoposta a rigorosa ricognizione preventiva sul campo per verificarne la fattibilità, è stata accolta con entusiasmo dalla locale Associazione Pro-Loco 2.0 di Sant’Eusanio del Sangro che ha fornito notevole contributo logistico ed organizzativo ed ha ottenuto il patrocinio e collaborazione dell’Amministrazione Comunale.
MARCIA DELLA PACE – THE SANGRO RIVER CROSSING
77° Anniversario della Liberazione d’Italia
They gave their today for our tomorrow
Sant’Eusanio del Sangro, 12/04/2022 — per il giorno lunedì 25 aprile 2022, 77° Anniversario della Liberazione D’Italia dal nazifascismo, alle ore 10.00 (raduno in Piazza Cesare de Titta), l’Amministrazione comunale e la Pro Loco 2.0 di Sant’Eusanio del Sangro hanno organizzato l’evento “Marcia della Pace – The Sangro River Crossing”. Ripercorrendo parallelamente il vecchio tracciato in disuso della rete ferroviaria Adriatico-Sangritana che collega la stazione di Sant’Eusanio a quella di Crocetta — la manifestazione vuole ricordare lo sforzo del 25° Battaglione neozelandese, supportato dal 19° Reggimento Corazzato, nel liberare la stazione ferroviaria e l’intero territorio comunale di Sant’Eusanio del Sangro, e nell’avanzare sino alla stazione di Crocetta, fornendo, in questo modo, supporto tattico e operativo alla conquista di Castel Frentano, obbiettivo principale della 2ª Divisione neozelandese durante le prime fasi dell’Operazione Encroach.
Giovedì 27 gennaio 2022 è avvenuta l’inaugurazione del monumento dedicato alla memoria degli internati dell’ex campo fascista di Casoli in occasione del Giorno della Memoria, la ricorrenza internazionale in ricordo delle vittime della Shoah. Il comune in provincia di Chieti era sede di uno dei quindici campi di concentramento abruzzesi allestiti dal regime fascista all’indomani dell’entrata in guerra dell’Italia nel giugno 1940.
La cerimonia, condotta nel pieno rispetto delle norme anti covid-19, con la partecipazione dell’Ambasciatore della Repubblica di Slovenia S. E. Tomaz Kunstelj, ha avuto luogo alle ore 10:00 in Piazza della Memoria, ove, il 27 gennaio 2018 il Comune di Casoli aveva già posto una targa contenente tutti i 218 nomi degli internati civili “ebrei stranieri” (108), per lo più tedeschi, austriaci, polacchi, e degli internati politici “ex jugoslavi” (110), per la maggior parte croati e sloveni, che tra gli anni 1940 e 1943 transitarono nel campo fascista di Casoli.
CASOLI. Verrà inaugurato giovedì 27 gennaio 2022, nel pieno rispetto delle norme anti covid-19, in occasione del Giorno della Memoria, alla presenza e con la partecipazione dell’Ambasciatore della Repubblica di Slovenia S. E. Tomaz Kunstelj, il monumento dedicato alla memoria degli internati nell’ex campo fascista di Casoli, uno dei 15 campi di concentramento abruzzesi allestiti dal regime fascista all’indomani dell’entrata in guerra dell’Italia nel giugno 1940. La cerimonia avrà luogo alle ore 10:00 in Piazza della Memoria. L’iniziativa ha ricevuto i patrocini del Parlamento europeo, Regione Abruzzo, Arolsen Archives, Università degli Studi del Molise, Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, Fondazione Fossoli, Memoriale della Shoah di Milano, Associazione “I Figli della Shoah”, Museo della Comunità ebraica di Trieste, Unione della comunità Romanès in Italia, Istituto Nazionale Ferruccio Parri, Giornale di Storia e ANPI nazionale, ed è sponsorizzata da “Mark Audio” di Marco De Virgiliis, leader di “Markbass” uno dei brand più noti al mondo per la produzione di amplificatori per bassi.
Il Centro di documentazione on line del campo di concentramento fascista di Casoli 1940-1944 www.campocasoli.org ha lo scopo di raccogliere, conservare e studiare il patrimonio documentale riguardante l’ex campo di Concentramento di Casoli 1940-1944. È il frutto di un lavoro di ricerca, digitalizzazione, analisi e interpretazione dei documenti, che inizia nel 2013 ed è sempre in continuo aggiornamento.
Tutti possono accedere liberamente e gratuitamente all’interno del sito, dove è riprodotto il patrimonio archivistico dell’Archivio storico del Comune di Casoli relativo al campo di concentramento per internati civili. Il sito www.campocasoli.org valorizza questo patrimonio documentale con la pubblicazione digitalizzata di fonti, ricerche e saggi sulla storia dell’internamento civile nell’Italia fascista assicurando la comunicazione e la divulgazione critica dei risultati della ricerca. Tutte le donazioni a favore del sito www.campocasoli.org permetteranno di continuare questo costante lavoro di ricerca, documentazione, analisi e interpretazione, per cercare di ricostruire nella maniera più dettagliata possibile la storia dell'ex campo di Casoli e l’identificazione dei suoi internati, allo scopo di mantenerne viva la memoria storica e di contribuire alla ricerca scientifica sul tema dell'Internamento civile nell'Italia fascista.
Durante le ricerche condotte presso l’Archivio Storico Comunale di Controguerra ho potuto rinvenire, tra la documentazione non ancora inventariata, alcuni documenti sciolti relativi alle leggi razziali, risalenti al biennio 1938-1939. Si tratta di disposizioni della Questura, della Prefettura e degli Uffici politici di Teramo, indirizzate al Podestà di Controguerra, con cui venne data esecuzione alla richiamata normativa razziale nel torno d’anni sopra indicato.
Particolarmente rilevante è una velina delle Regia Questura di Teramo del 15 agosto 1938 (doc.1) relativa al censimento degli ebrei residenti nella Provincia. Il documento testimonia che già alcuni giorni prima dell’emanazione delle leggi razziali – i primi interventi in materia risalgono al 5 settembre 1938 – si stava procedendo alla schedatura degli ebrei italiani. In particolare, il Questore raccomandava di procedere alla rilevazione “con riservatezza assoluta e massima precisione”, avvisando che le operazioni non dovevano “dare appiglio [ad] alcun allarme trattandosi di rilevazione ad esclusivo fine di studio”.
COMUNICATO STAMPA 27.01.2021
(AGGIORNAMENTO CAUSA COVID 31.03.2021)
L'inaugurazione verrà rimandata a data da destinarsi
CASOLI. Verrà inaugurato ad aprile l’imponente monumento dedicato alla memoria degli internati nell’ex campo fascista di Casoli, uno dei 15 campi di concentramento abruzzesi allestiti dal regime fascista all’indomani dell’entrata in guerra nel giungo 1940. È un’operazione storicamente rigorosa e umanamente toccante che l’amministrazione comunale ha avviato grazie alla spinta del lavoro di ricerca storica dello studioso Giuseppe Lorentini.
“È necessario - afferma il sindaco Massimo Tiberini - che si faccia memoria degli internati civili stranieri, alcuni dei quali, in quanto ebrei, furono deportati ad Auschwitz, ed è impegno morale che si custodisca il loro ricordo come monito per le giovani generazioni e per tutti noi”. Grazie alla ricerca di Lorentini, ideatore, creatore e responsabile del centro di documentazione on line open access www.campocasoli.org, oggi si ha la possibilità di consultare oltre 4500 documenti conservati presso l’Archivio storico del Comune, che rappresenta un esempio di eccellenza di archivio digitale sia come strumento di consultazione a fini della ricerca storica, sia come vettore della conservazione e della trasmissione della memoria. Sull’onda del notevole interesse che l’iniziativa ha suscitato e con il pieno sostegno dell’Amministrazione Comunale è stata allestita la Piazza della Memoria. Infatti, il 27 gennaio 2018 il Comune di Casoli ha apposto una targa contenente tutti i 218 nomi degli internati civili “ebrei stranieri” (108), e degli internati politici “ex jugoslavi” (110), che tra gli anni 1940 e 1943 transitarono nel campo fascista di Casoli. Inoltre, è stata posizionata un’imponente iconografia che mostra i volti e alcuni documenti personali degli internati.
Verso la fine del 1930 a Milano in via Espinasse al numero 5, abitavano alcune famiglie di religione ebraica.
La casa era quella detta di ringhiera cioè alla fine di ogni rampa di scala c’era un lungo ballatoio dal quale si entrava in ogni singolo appartamento che consisteva in due locali, la cucina e la camera da letto. Il bagno era in comune sul ballatoio. Noi abitavamo al terzo piano ed eravamo fortunati perché il nostro appartamento era situato prima dell’inizio della ringhiera, era più grande (3 stanze) ed aveva il bagno interno. Il nostro nucleo famigliare era formato da mio padre Dana Salomone, da mia madre Botton Malkuna che noi chiamavamo Margherita. Poi venivo io, Moshè Moise, che nel 1938 avevo 7 anni, mio fratello Samuele di 5 anni e mia sorella Stella di un anno. Poi c’erano i nonni, genitori di mio padre, Michon (Moshè) Dana ed Ester Sarfatti. Noi bambini eravamo nati a Milano ma la mia famiglia proveniva da Istanbul e in casa parlavamo in ladino (un dialetto giudeo-spagnolo) perché come tutti gli ebrei di Istanbul, erano discendenti degli ebrei cacciati dalla Spagna nel 1492 a seguito dell’Inquisizione.
Mia madre la chiamavamo Mercada che significa comprata perché da bambina era stata molto malata e a quei tempi in Turchia quando un bambino stava male si fingeva di venderlo e poi di ricomprarlo in modo da salvargli la vita.
Lungo la ringhiera, alla seconda porta abitava la famiglia della sorella di mia madre, Fortuna con il marito Josef Gallico e due figlie Ester e Fanny. Dopo di loro abitava la famiglia Coen, composta da una signora vedova che noi chiamavamo Madame Rachel, con due figli già adulti, Roberto e Luisa. Nella ringhiera a fianco abitava il fratello di mio padre, Shabatai che era il più giovane, con la moglie Zaffira che veniva da Izmir. Avevano una figlia, Stella (dopo la guerra nacque la seconda figlia, Rosa). Nell’appartamento successivo abitava un altro fratello di mio padre, Vitali, il quale aveva sposato una ragazza di religione cattolica ed avevano una figlia di nome Stella.
Nel campo fascista di Casoli (così come per altri campi) il permesso per ricevere la visita medica doveva essere ogni volta autorizzato dal direttore che disponeva di un blocchetto di “cedolini” sui quali veniva annotato il nome e cognome dell’internato, la data di richiesta della visita ed una prima indicazione del sintomo. Al rientro al campo dell’internato, il direttore provvedeva ad informare il questore di Chieti allegando il certificato medico. In caso di ricovero ospedaliero o di cure odontoiatriche, bisognava fare preventiva richiesta al ministero dell’Interno che, senza alcuna argomentazione e con tempi di risposte molto larghi, poteva anche rifiutare. In caso di autorizzazione, il direttore predisponeva la traduzione dell’internato nel vicino ospedale civico “Renzetti” di Lanciano accompagnato dai carabinieri della stazione di Casoli con foglio di via obbligatorio da presentare al podestà di Lanciano che doveva, a sua volta, assicurare la sorveglianza dell’internato per tutto il periodo di degenza in ospedale e, una volta dimesso, farlo riaccompagnare dai locali carabinieri con foglio di via obbligatorio da far firmare al direttore del campo quando l’internato veniva riconsegnato.
È con grande piacere che condivido alcuni dei primissimi articoli sull’internamento civile fascista a Lanciano, in modo particolare sul campo di concentramento femminile di Villa Sorge e su Maria Eisenstein, a cura di Alberto Gagliardo, pioniere a Lanciano per la trattazione di questo argomento, pubblicati su “UolchiTolchi” (nel n. 3, Anno II, luglio/agosto 1996 e nel 4, Anno III, novembre/dicembre 1997). Si tratta del giornale edito dall’Associazione Culturale L’Altraitalia di Lanciano che aveva una tiratura limitata (400/500 copie più o meno) e veniva distribuito in qualche edicola, inviato ai soci e a quanti avevano sottoscritto l'abbonamento. Ringrazio il professor Luciano Biondi per avermi fatto scoprire queste pubblicazioni che non conoscevo!
Seguiranno le ricerche di Gianni Orecchioni nei libri I sassi e le ombre. Storie di internamento e di confino nell’Italia fascista. Lanciano 1940-1943, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2006; Dietro il sipario. Maria Eisenstein e l’invenzione del diario, Carabba, Lanciano 2020.
Giuseppe Lorentini
Iolanda Cagnina, classe 1931, amabile signora di Roma, con l’emozione e l’entusiasmo che la contraddistinguono non perde tempo a telefonare a sua nipote dopo aver appreso la scorsa domenica dalla stampa locale abruzzese, del progetto di ricerca sulla storia del campo di concentramento fascista di Casoli portato avanti dal Centro di documentazione on line www.campocasoli.org. Così con determinazione incarica la nipote Rita di mettersi immediatamente in contatto con il responsabile, perché deve raccontargli la storia del pittore ebreo tedesco Giovanni Brasch che la ritrasse all’età di nove anni nel 1940. La signora possiede ancora il quadro che ha deciso di donare al curatore del progetto (Giuseppe Lorentini), affinché si possa conservare la memoria e la storia di Hans Brasch.
Gianni Orecchioni
DIETRO IL SIPARIO
Maria Eisenstein e l’invenzione del diario
Prefazione di Dacia Maraini
Carabba, Lanciano 2020, € 14,00
ISBN 9788863445909
Recensione
Il libro appena uscito di Gianni Orecchioni dal titolo Dietro il sipario (Carabba, Lanciano 2020) sul libro e la vita di Maria Eisenstein, appare ed è l'introduzione all'Internata numero 6 (prima edizione De Luigi Editore, Roma 1944), analizzata in piena libertà.
Libertà di lettura critica del testo e ricerca libera e approfondita del contesto. Un bellissimo prologo per il libro della Eisenstein. Orecchioni, esperto da sempre di ricerca storica con particolare riferimento al campo di concentramento fascista femminile di Lanciano, pone le basi per una lettura integrale e complessa del libro della Eisenstein.
𝟗 𝐥𝐮𝐠𝐥𝐢𝐨
𝟏𝟗𝟒𝟎 - 𝟗 𝐥𝐮𝐠𝐥𝐢𝐨 𝟐𝟎𝟐𝟎
𝟖𝟎 𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐝𝐚𝐥𝐥’𝐚𝐩𝐞𝐫𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐜𝐚𝐦𝐩𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐜𝐞𝐧𝐭𝐫𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐟𝐚𝐬𝐜𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐂𝐚𝐬𝐨𝐥𝐢.
𝐏𝐞𝐫 𝐧𝐨𝐧 𝐝𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢𝐜𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐞 𝐬𝐨𝐟𝐟𝐞𝐫𝐞𝐧𝐳𝐞 𝐟𝐢𝐬𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐞 𝐦𝐨𝐫𝐚𝐥𝐢 𝐝𝐞𝐢 𝐜𝐢𝐯𝐢𝐥𝐢 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐧𝐢𝐞𝐫𝐢 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐧𝐚𝐭𝐢 𝐝𝐚𝐥 𝟏𝟗𝟒𝟎 𝐚𝐥 𝟏𝟗𝟒𝟑.
Cos’è la memoria? Testimonianza del passato che sfugge all’oblio? Valorizzazione di un passato mai prima vissuto come tale? È un diario dell’esperienza? È un monumento? Un archivio? Un simbolo?
Nell’aprile del 1940 Casoli fu scelta dal ministero dell’Interno per allestire in tre edifici un campo di concentramento fascista per internati civili “ebrei stranieri”: fu attivo dal 9 luglio 1940 con l’arrivo del primo gruppo di ebrei provenienti da Trieste.
La direzione del campo era sottoposta al podestà ed ai commissari prefettizi di turno.
Un sottoufficiale e sei carabinieri della Legione carabinieri reali di Ancona sorvegliavano gli internati.
Il 3 maggio 1942 gli ebrei sono trasferiti nel campo di Campagna in provincia di Salerno. A Casoli giungono dal campo di Corropoli, in provincia di Teramo, civili delle terre di occupazione militare italiana in Jugoslavia che divennero internati politici del regime fascista definiti “ex jugoslavi”.
Nove degli ebrei internati a Casoli furono deportati e sterminati ad Auschwitz; un altro invece assassinato alla Risiera di San Sabba, all’indomani dell’8 settembre 1943, sotto l’occupazione tedesca dell’Italia.
Il Comune di Casoli ha apposto una targa contenente tutti i 218 nomi degli internati ed ha dato il nome di Piazza della Memoria allo spazio antistante i luoghi degli avvenimenti. Quando a Casoli ci chiediamo che cos’è la memoria, rispondiamo: è essere custode e cultore delle storie di coloro che sono passati e che ci hanno lasciato i loro volti incisi nella nostra terra come un segno da non cancellare.
Giuseppe Lorentini
Il 26 gennaio 2020, a Casoli in provincia di Chieti, in occasione della Giornata della Memoria è stata inaugurata una mostra storico-documentaria dal titolo I campi di concentramento fascisti in Abruzzo dal 1940 al 1943. La mostra è stata trasferita presso la sala "Pascal" del Castello Ducale di Casoli.
L’intento della mostra è quello di restituire, un poco alla volta, consapevolezza, attraverso la ricerca storica, ad un territorio che durante la seconda Guerra Mondiale maturò travagliate esperienze di guerra e occupazione – la Linea Gustav lo tagliava da parte a parte; di resistenza, dal formarsi della Brigata Majella alla rivolta lancianese dell’ottobre del 1943; di eccidi – Pietransieri e Sant’Agata, per fare degli esempi – e di fuga, assistendo a fenomeni di spopolamento di luoghi i cui abitanti preferirono abbandonare momentaneamente in cerca di un posto più sicuro, verso Sud, nel territorio ormai liberato dagli alleati. Ma in Abruzzo sono state vissute anche esperienze di confino politico, come nel caso della famiglia Ginzburg, poiché isolato da un punto di vista geografico e mal collegato con i grandi centri urbani, difficilmente raggiungibili data l’assenza pressoché totale di infrastrutture all’avanguardia.
Proprio perché incastonato tra l’Appennino e il mare, non bisogna dimenticare la sua elezione a luogo di internamento e deportazione civile di ebrei stranieri, di ex-jugoslavi rastrellati nei territori occupati dall’esercito italiano, di prigionieri politici e di altre categorie ritenute pericolose, come Rom, Sinti e Cinesi. Ed è su questa particolare necessità bellica, cioè quella di internare queste categorie pericolose, che si concentra la mostra dando un respiro microstorico alle ricerche locali finora condotte sulle località di internamento abruzzesi, cercando di inserirle nel contesto nazionale che vedeva, soprattutto nel Sud Italia, la presenza di una fitta rete di tali strutture concentrazionarie.
La struttura della compilazione della schedatura è la seguente: cognome, nome e paternità – data e luogo di nascita – religione – nazionalità – occupazione – ingresso al campo di Casoli – trasferimenti “da/per” – capitale liquido. Tra parentesi, in relazione al luogo di nascita, si intende la nazione attuale (anno 2019). “Cap. liquido” indica il capitale liquido, ovvero il denaro contante espresso in lire. La prima cifra indica il denaro posseduto dall’internato al momento dell’entrata al campo mentre il simbolo “+” indica la somma di lire ricevute da famigliari e/o amici. Quando troviamo ad esempio “proveniente per Ferramonti” significa che non è nota la città di origine dell’internato ma soltanto il campo di destinazione. I nomi sono riportati così come si leggono nei fascicoli personali conservati nell’Archivio storico del Comune di Casoli: ASCC, CAT. XV, Classe VII, b. 2-4, f. 24-227; è possibile trovare storpiature, tentativi di italianizzazione dei nomi stranieri e/o errori di trascrizione. I dati riassuntivi delle tabelle sono elaborazioni delle informazioni presenti nei fascicoli personali relativamente al periodo dell’internamento come ad esempio: provenienza da “Fiume” ecc. Dove possibile, si è proceduto a suggerire il probabile nome corretto con la dicitura: Prob. (probabilmente). Si ringrazia Ravel Kodrič per i suggerimenti di correzione dei nominativi sloveni e croati.
Schedatura realizzata da Giuseppe Lorentini
NB: Dove possibile cliccare sul nominativo per accedere al fascicolo personale.
Call for Chapters
MEMORIA STORICA E TERRITORIO TRA OBLIO, INTERPRETAZIONE E VALORIZZAZIONE TURISTICA.
UN DIALOGO INTERDISCIPLINARE
(Titolo provvisorio)
Curatore: Francesco Di Cintio
Obiettivi del volume
Nel 1839 il Tenente Generale Sir Hussey Vivian scrisse al Sergente Maggiore Edward Cotton le seguenti parole (Cotton, 2007, Appendix VII):
I sincerely hope that [with the] occupation you have undertaken, you will derive the means of passing the remainder of your days in competence and comfort; and thus heap [reap?] the rewards of your intelligence on a field where you had proved your courage.
In quegli anni l’attività commerciale on a field intrapresa da Cotton, a cui Vivian augura sostanzialmente buona fortuna, aveva ottenuto una certa risonanza. Cotton, una volta congedatosi dalla British Army, si era stabilito a Mont-Saint-Jean dove aveva intrapreso l’attività di albergatore e di battlefield guide per gruppi di turisti desiderosi di conoscere e “rivivere” i momenti cruciali della battaglia di Waterloo (18 giugno 1815). D’altronde, i due ex militari britannici erano veterani della battaglia.
C’è una linea ideale, che in molti conoscono, che durante la Seconda guerra mondiale tagliava in due il Sud Italia, da parte a parte: congiungeva il mare dalle coste tirreniche a quelle adriatiche, ma divideva due schieramenti opposti, da una parte gli Alleati e dall’altra i Nazifascisti. Era una lunga trincea che ha lasciato traccia nel territorio e che oggigiorno è riscoperta in una sorta di archeologia del paesaggio da storici e appassionati che la percorrono con scarpe da trekking.
Ma, in Abruzzo, ce n’è anche un’altra di linea immaginaria e ideale che nello stesso periodo partiva da Sulmona, saliva sulla Majella valicandola al passo di Coccia, scendeva a Taranta Peligna ed arrivava a Casoli: era il percorso che i fuggiaschi dal Campo di concentramento 78, prigionieri di guerra a Sulmona, facevano in condizioni di clandestinità per tentare di raggiungere la Libertà (Il Sentiero della Libertà). Anche questo cammino, ora, è percorribile e un’associazione ne tiene vivo il ricordo tramite l’organizzazione di escursioni che procedono per le stesse tappe di coloro che erano riusciti a fuggire e a sopravvivere alla traversata, tra questi da ricordare il Presidente Emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che la affrontò nel marzo del 1944. (Per saperne di più clicca qui)
Una testimonianza importante, ma ancora inedita in lingua italiana, è quella di un “ex internato” sloveno pubblicata postuma. Si tratta di Fortunat Mikuletič il quale, da esperto avvocato, sembrerebbe che seppe assai abilmente proporsi al direttore del campo in veste di “assistente” per il disbrigo degli atti fra comune e autorità sovraordinate, non solo sottraendosi "all’ozio coatto”, ma guadagnandosi l’opportunità di una comoda macchina da scrivere per redigere questa specie di resoconto istantaneo. Il libro pubblicato postumo nel 1974 con il titolo Internatitis è illustrato da schizzi ed opere pittoriche dell’amico e compagno di internamento Ljubo Ravnikar che ritrae scene quotidiane della vita del campo e alcuni ritratti degli internati.
Giuseppe Lorentini
Di seguito si presentano alcuni brani tradotti in italiano. Si ringrazia il dott. Ravel Kodrič per la traduzione dei brani e il direttore editoriale della casa editrice Goriška Mohorjeva družba, dott. Marco Tavcar, per la collaborazione e la concessione della traduzione.
Casoli (CH), Cinema-Teatro Comunale
"TARGA RICONOSCIMENTO DI MERITO A GIUSEPPE LORENTINI"
«Per la sua opera di ricerca storica, di divulgazione e recupero della memoria dell’ex campo di concentramento fascista di Casoli e per aver ideato e realizzato il Centro di documentazione on line “campocasoli.org”. L’amministrazione comunale gli riconosce il merito di aver contribuito con tenace passione ed esemplare intelligenza e forte impegno alla crescita civile e sociale della nostra comunità.
Casoli, lì 26 gennaio 2020 - f.to IL SINDACO Dott. Massimo TIBERINI».
Il campo di concentramento di Lanciano, raccontato nel suo primo periodo di funzionamento da Maria Eisenstein, si presta in maniera unica per sviluppare un progetto aperto di ricerca storico- sociale, dando volto e nome a persone che per il regime concentrazionario fascista erano soltanto numeri e che viceversa, combinando racconto e documento storico, possono essere restituite alla vita reale, consentendoci di conoscerne le angosce, i timori, le speranze. Non solo fatti, dunque, ma qui si ha modo di rappresentare con dovizia di riferimenti storici quell'urlo muto dell'anima, che il racconto mostra nella descrizione della routine della vita in un campo di concentramento fascista.
Il “disvelamento storico” del libro di Maria Eisenstein, L'internata numero 6, ha preso le mosse dalla Postfazione scritta da Carlo Spartaco Capogreco dell'edizione del 1994, edita da Tancrida Editore dopo che lo stesso libro aveva visto la luce per la prima volta nell'ottobre 1944, quando veniva pubblicato a Roma dall'editore De Luigi. A lui, infatti, si deve l'identificazione di Maria Eisenstein con la Maria Ludwika Moldauer, ebrea polacca, internata numero 6 nel campo di concentramento di Lanciano (CH), che aveva sede presso Villa Sorge, nella periferia cittadina. Qui l'autrice fu condotta il 4 luglio 1940 per restarvi reclusa fino al 13 dicembre 1940, dopo che era stata arrestata a Catania il 17 giugno del 1940. Già da una prima lettura si capisce come il libro costituisse un'opera di eccezionale valore perché, unico in Italia, è in grado di restituirci dal “vivo”, in forma quasi diaristica, la vita di un campo di concentramento fascista operante durante gli anni della seconda guerra mondiale.
È con l’appuntamento di venerdì 25 ottobre a Pescara dalle ore 17:00 che riparte il giro di presentazioni del libro recentemente pubblicato dall’editore Ombre corte di Verona dal titolo “L’ozio coatto. Storia sociale del campo di concentramento fascista di Casoli (1940-1944)” di Giuseppe Lorentini, responsabile e curatore del Centro di documentazione on line campocasoli.org.
L’evento, fortemente voluto e organizzato dall’ANPI Comitato Provinciale di Pescara con il patrocinio della Provincia di Pescara e della Fondazione Brigata Maiella, avrà luogo nella splendida e prestigiosa Sala figlia di Iorio in Piazza Italia. Sarà l’occasione per discutere insieme all’autore con la partecipazione di relatori esperti come Matteo Stefanori, Giuseppe Perri e Nicola Palombaro sull’internamento civile fascista, che interessò molto da vicino l'Abruzzo: i campi di concentramento in regione, infatti, furono ben 15 su un totale di 48 nell'intera penisola e 63 furono le “località di internamento libero” che il regime fascista-monarchico istituì durante la Seconda guerra mondiale tra il 1940 ed il 1943. Città Sant'Angelo, Casoli, Chieti, Istonio Marina (oggi Vasto), Lama dei Peligni, Lanciano, Tollo, Civitella del Tronto, Corropoli, Isola del Gran Sasso, Nereto, Notaresco, Tortoreto alto, Tortoreto stazione (oggi Alba Adriatica), Tossicìa furono le località individuate per la reclusione di ebrei, zingari, oppositori politici, sudditi nemici.
Novembre 1943. Le sette di sera. Ponte di via Ancinale, proseguimento di via Pola, oltre la variante. Periferia di Sulmona. Al buio, un centinaio di persone sta componendo una lunga fila. Lingue straniere e parole dialettali si rincorrono dall’uno all’altro. Davanti due o tre sulmonesi. Le guide del percorso. Gli unici che sanno quanto sarà difficile, temerario l’attraversamento della Maiella. E da lì al Sud.
Maiella, montagna madre degli abruzzesi, ma ora nelle mani dei tedeschi.
La carovana si incammina. Serata novembrina, in compagnia d’un clima piuttosto mite. Gli stranieri sono la maggioranza. In gran parte, prigionieri fuggiti dal campo di Fonte d’Amore, dopo la dichiarazione dell’armistizio. Sono stati accolti e ricoverati nelle famiglie di Sulmona, dove hanno trovato cibo, rifugio, simpatia. Non se l’aspettavano, sapendo che Mussolini aveva affermato “Dio stramaledica gli inglesi”, frase spesso ripetuta alla radio. Ma era falsa anche per il dittatore, perché aveva affermato di non credere in Dio. A Sulmona, erano pochi quelli che possedevano una radio. Solo qualche famiglia benestante. La gente ascoltava i discorsi di Mussolini dalla radio in piazza, a tutto volume.
Il vuoto giuridico in cui agirono i governi nel corso del secondo conflitto mondiale, per l’assenza di Convenzioni internazionali in materia, va tenuto in debito conto in sede di giudizio storico dell’internamento di civili e di una valutazione sul piano del diritto delle norme di applicazione; esso gioca certamente in favore dei governi e della legittimità delle loro decisioni. Non bisogna però tralasciare eventuali illegittimità nel diritto interno oppure abusi e decisioni che contrastino con norme cogenti di diritto internazionale, quelle stesse che hanno poi portato alla creazione del tribunale di Norimberga.
In un lavoro che ha impostato una tassonomia scientifica dei campi di concentramento novecenteschi, Joël Kotek e Pierre Rigoulot hanno introdotto un indice del fenomeno assai utile. In primo luogo occorre ben distinguere i campi dalle prigioni, poiché queste ultime sono riservate a persone condannate o in attesa di giudizio con l’accusa di aver commesso dei reati. I campi sono invece luoghi di reclusione paradossali, un istituto tipicamente novecentesco dedicato agli innocenti, cioè a persone che non hanno commesso crimini o che addirittura non possono commetterne. Una reclusione che definirei ontica, comminata per il solo fatto d’esistere.
Spesso in questi anni ci siamo chiesti, in occasione di una delle tante ricorrenze, dei tanti Giorni della Memoria con il loro accompagnamento di cortei, manifestazioni, discorsi, rievocazioni, se tutto ciò non producesse assuefazione, quando non indifferenza o addirittura fastidio. È un rischio reale, che si corre quando, pur con le migliori intenzioni, si ingessa il ricordo di una tragedia o di un eroismo nella riproposizione meccanica di un rito collettivo. Per scongiurarlo è necessario infondere nuova linfa e slancio al ricordo, trasformarlo ogni volta in una nuova scoperta, così da riempire di significato un contenitore altrimenti destinato a restare vuoto di valori e di senso.
CORROPOLI, GIOVEDÌ 22 AGOSTO
PRESENTAZIONE DEL LIBRO “L’OZIO COATTO”
Storia di diritti negati e oggi opportunità per un’innovativa pedagogia e didattica dei beni culturali
Giovedì 22 agosto 2019, Ore 21:00
Cine-Teatro di Corropoli (TE)
Giovedì 22 agosto 2019 - Ore 21:00, presso il Cine-Teatro di Corropoli (TE), si terrà la presentazione del libro L’ozio coatto, (Ombre corte, giugno 2019) di Giuseppe Lorentini, che costituirà una valida occasione per ricordare che in Abruzzo, durante la Seconda guerra mondiale dal 1940 al 1943, furono attivi diversi campi di concentramento fascisti. Nella Badia di Corropoli, antico monastero di Santa Maria in Mejulano, per esempio, si alternarono e coabitarono forzatamente, italiani, jugoslavi, polacchi, indiani, greci e inglesi. Durante l’incontro verrà proiettato in anteprima un breve video dal titolo L’ex campo di concentramento fascista di Casoli. Un luogo della memoria europeo (regia di Francesco Di Toro, voce di Icks Borea). Si tratta di un video che racchiude in due minuti il lavoro svolto nel corso di due anni per il recupero dei “luoghi della memoria” dell’ex campo fascista di Casoli.
Giuseppe Lorentini
L'ozio coatto
Storia sociale del campo di concentramento fascista di Casoli (1940-1944)
pp. 163
€ 14,00
isbn 9788869481291
Il libro
"Io sempre vissi dal lavoro e non posso più sopportare l'ozio coatto dell'internamento". Casoli, 22 settembre 1942.
Casoli, cittadina abruzzese in provincia di Chieti, si erge arroccata su una collina alla destra del fiume Aventino ai piedi del massiccio della Maiella. Nell'aprile del 1940 fu scelta dal ministero dell'Interno per allestirvi una struttura per internare "ebrei stranieri"; questa divenne un campo fascista attivo dal 9 luglio 1940. Nei primi giorni di maggio del 1942, gli internati ebrei vennero trasferiti nel campo di Campagna (Salerno) e a Casoli arrivarono gli "internati politici", per la maggior parte civili "ex jugoslavi" originari delle terre di occupazione italiana in Jugoslavia.
Analizzando i fascicoli personali di quasi tutti gli internati, conservati presso l'Archivio storico comunale di Casoli, e confrontandosi con la storiografia e le fonti relative al periodo, Lorentini ripercorre la storia del campo facendo emergere il profilo dei prigionieri, le loro biografie, la vita quotidiana, le pratiche della comunicazione, il rapporto con la comunità cittadina, ma anche i problemi amministrativi e organizzativi riguardanti la sua gestione. La ricerca storica del campo di Casoli ci restituisce, come in un'istantanea, una pagina finora oscura dell'internamento civile fascista come spazio delle pratiche della politica razziale e di repressione operata dal regime, come laboratorio del razzismo fascista a livello locale.
L'autore
Giuseppe Lorentini è ideatore e responsabile curatore del Centro di documentazione on line sul campo di concentramento fascista di Casoli (1940-1944), www.campocasoli.org. Ha ottenuto il doppio titolo di Laurea Magistrale/Master of Arts in Scienze storiche nell'ambito del corso integrato italo-tedesco tra l'Università di Bielefeld e quella di Bologna (BiBoG). Nel dicembre 2018 ha ricevuto il DAAD Preis, il prestigioso premio del "Servizio Tedesco per lo Scambio Accademico".
COMUNICATO STAMPA
È con il primo appuntamento di domenica 4 agosto a Bomba che
partirà il giro di presentazioni del recente libro pubblicato dall’editore Ombre corte di Verona dal titolo “L’ozio coatto. Storia sociale del campo di concentramento fascista di Casoli
(1940-1944)” del giovane storico Giuseppe Lorentini, responsabile e curatore del centro di documentazione on
line campocasoli.org. (Leggi la recensione di Carlo Troilo sul Blog de L'Espresso)
Si tratta di un’importante occasione per approfondire la
storia nelle comunità del nostro territorio e delle vicende occorse durante il fascismo. In particolare si potrà riflettere sull’internamento civile fascista nella nostra regione che è stata
scenario del maggior numero di campi di concentramento fascisti e di località cosiddette di “internamento libero” istituiti dal regime fascista durante Seconda guerra mondiale dal 1940 al 1943.
Infatti, non tutti sanno che, in Abruzzo, oltre ai 16 campi – tra i quali ricordiamo nella provincia di Chieti quelli di Casoli, Lanciano, Lama dei Peligni, Chieti, Vasto e Tollo – erano presenti
oltre 20 località di internamento libero nella sola provincia chietina per un totale di 63 in tutto l’Abruzzo.
CHIETI, 27.06.2019, Libreria De Luca
Tra storia, geografia e memoria. Con Giuseppe Lorentini a dialogare sul valore storico, sociologico ed etno-antropologico del suo lavoro di ricerca sul campo di Concentramento di Casoli. L'ozio coatto produce memoria sociale e conferisce senso alla Storia di Casoli, del Sangro - Aventino, dell'Abruzzo e dell'Italia intera.
Francesco Di Cintio - Liberation Route Europe
Chi martedì 25 giugno ha sfidato l'afa inerpicandosi su per via del Monte è stato premiato da un incontro molto coinvolgente tra Giuseppe Lorentini - autore del libro "L'ozio coatto. Storia sociale del campo di concentramento fascista di Casoli" (ombre corte, Verona 2019) - con Tullia Catalan e Livio Sirovich. Grazie di cuore a tutti i presenti e anche alla delegazione di Casoli, guidata dal sindaco Massimo Tiberini e dalla presidente della sezione ANPI di Casoli, Piera Della Morgia. Un libro che rende onore alla memoria di tutti coloro che sono stati internati dai fascisti a Casoli: ebrei "stranieri" e politici "ex-jugoslavi".
"Io sempre vissi del lavoro e non posso più sopportare l'ozio coatto dell'internamento"
Casoli, 22 settembre 1942.
Annalisa Di Fant
Museo della Comunità ebraica di Trieste "Carlo e Vera Wagner"
FUERST ARTURO. Nell’archivio del campo di concentramento di Casoli, intestato a Fuerst Arturo, c’è il fascicolo n. 69 da cui apprendiamo che l’internato occupa il letto numero 13.
Fuerst Arturo fu Magnus è nato il 6 novembre 1886 a Danzica. Ha combattuto come soldato dell’esercito tedesco nella Prima guerra mondiale e per questo è stato decorato con la croce di guerra. Coniugato con Abrahamanson Betty nata a Kartaus in Germania nel 1892, risiede con la moglie a Trieste in via Roma n 28, dove è arrivato, probabilmente dopo la presa del potere da parte del partito nazista del ’33, munito di un foglio di soggiorno per stranieri con cui gli viene rinnovato ogni sei mesi il permesso di residenza.
A causa delle leggi razziali del 1938 e dopo l’entrata in guerra dell’Italia, viene arrestato a Trieste e deportato al campo di Casoli qualche giorno prima del 10 luglio 1940. Ha 54 anni e una salute compromessa da 4 anni di guerra di trincea.
Poiché malato, all’inizio dell’agosto 1940 sua moglie Betty invia alla questura di Trieste e a Casoli una domanda di proscioglimento dalla condizione di internato o di trasferimento in luogo più consono al suo stato di salute. Il 4 agosto 1940 Arturo Fuerst invia al ministero dell’interno la richiesta di proscioglimento scritta dalla moglie allegandovi una sua lettera da cui apprendiamo molte notizie sulla sua vita:
Es war ein sehr früher Morgen im März 2019, als sich eine Gruppe italienbegeisterter Bielefelder unter Leitung von Giuseppe Lorentini aufmachte, seine Heimatregion, die Abruzzen, zu erkunden. Dreistündige Bahnfahrt zum Flughafen Köln/Bonn, zweistündiger Flug nach Rom, dreistündige Busfahrt nach Rocca San Giovanni, wo wir unser Hotel bezogen - es war ein langer Tag. Er sollte noch länger werden. An Ausruhen war nicht gedacht. Der erste Spaziergang durch das hübsche Städtchen Lanciano war angesagt. Der spontane Aperitivo mit köstlichen Häppchen tat gut, man bestaunte das Wunder von Lanciano, der Rundang durch die erleuchteten Gassen war stimmungsvoll, und das erste Abendessen - eine (echt italienische) Pizza - war schmackhaft und noch recht „harmlos“, wie sich später herausstellen sollte. Wir waren für die nächsten Tage vorbereitet.
Casoli. Dal 20 al 26 marzo un gruppo di ventidue cittadini tedeschi provenienti dalla città di Bielefeld visiterà la regione Abruzzo. Il viaggio, ideato da Giuseppe Lorentini - docente di italiano come lingua straniera a Bielefeld, in Germania, e responsabile del Centro di documentazione on line sul campo di concentramento fascista di Casoli (www.campocasoli.org) - è stato allestito e progettato da Francesco Di Cintio di History & Geo Tours (Satam Viaggi di Chieti). Il tour offrirà una vera e propria antologia della regione e consentirà ai turisti di scoprire gli aspetti più autentici, straordinari e caratteristici del nostro territorio. Sfogliando le pagine della memoria, i viaggiatori ripercorreranno il “sentiero” della memoria storica legata agli eventi tragici della Seconda guerra mondiale.
Sono passati appena 74 anni dalla liberazione dei campi di concentramento e sterminio di Auschwitz e di Birkenau. Un lasso di tempo relativamente breve eppure già così distante. Sono passati 74 anni da quando la fabbrica della morte raggiungeva il massimo del suo ciclo di produzione di cadaveri, denti, capelli, e infine cenere. Cenere, grigia o nera, è tutto quel che possiamo immaginare di milioni di persone. Il paradosso è che sia le vittime che i carnefici sono membri della stessa umanità, un’umanità che può banalmente divenire agente di crimini.
Uomini comuni si fanno delegati di questi crimini, si organizzano e burocratizzano un sistema per “risolvere” un problema razziale con la logica della tecnologia industriale.
Oggi 10 gennaio, il direttore di Rai Radio 3, Marino Sinibaldi accompagnato dai colleghi Monica D’Onofrio, Florinda Fiamma e Franco Fiori, ha visitato i “Luoghi della Memoria” del campo fascista di Casoli: Piazza della Memoria, ex Municipio e le cantine di Palazzo Tilli guidati dal sindaco Massimo Tiberini, il vicesindaco Domenico De Petra, la presidente della sezione locale dell’Anpi Piera Della Morgia e Anna Michetti, collaboratrice di Antonella Allegrino proprietaria del Palazzo Tilli. Dopo il sopralluogo del Teatro comunale e il confronto con i tecnici del comune, la delegazione di Radio3 ha incontrato alcuni testimoni del periodo fascista di Casoli per poi degustare del buon cibo casolano. Un grande e importante evento si prospetta a Casoli per il Giorno della memoria del 27 gennaio 2019. A breve il programma completo!
Nel campo fascista di Casoli non mancarono episodi di disordine interno dovuto alla disomogeneità sociale, politica, religiosa e linguistica che caratterizzava il gruppo di “internati politici” giunti dal campo di Corropoli il 5 maggio 1942.
In taluni casi il direttore preferì isolare gli “elementi” disturbatori nelle locali carceri mandatarie. In una lettera del direttore del campo si legge relativamente ad uno di questi casi che «vennero svolte opportune indagini facendolo isolare. Dietro nostra pressione tutto venne sistemato». Una testimonianza di questo tipo di trattamento è riportata in una lettera di implorazione al direttore, scritta da un internato la notte del 31 dicembre del 1942 nelle carceri mandatarie di Casoli dove fu abbandonato al freddo, senza ricambio di indumenti e senza coperte:
Hochberger Woicech Bela, figlio di Simone Marco e di Henny Weissmann. Ebreo apolide. Commerciante. Nato a Budapest il 26.08.1898. Sposato con Morgenstern Lea Mincia fu Abraham più giovane di 9 anni. I coniugi Hochberger hanno due figli: Wolfgang nato a Dresda in Germania nel 1931 e Evelina nata a Budapest nel 1934. Tutta la famiglia risiede a Trieste, in via Valdirivo 9/I, dove è arrivata il 9 febbraio 1938. Apprendiamo queste notizie dal permesso di soggiorno per stranieri rilasciato dalla questura di Trieste il 10 novembre 1939. Il permesso gli viene rinnovato ogni due mesi ed è valido fini al 30/06/1940. Arrestato alla fine di giugno, il 10 luglio è a Casoli dove gli viene assegnato il letto n. 33.
Il 26 novembre 1940 inoltra richiesta di confinamento insieme alla famiglia. Il 17 dicembre dello stesso anno la questura chiede il nulla osta alla direzione di Casoli affinché la moglie Lea con i due figli possano recarsi a far visita al marito; è probabile che tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio la famiglia si sia riunita a Casoli. Il 18 febbraio 1941 la questura di Chieti chiede alla direzione del campo di Casoli se l’internato Woicech sia disposto a trasferirsi a Ferramonti con tutti i famigliari; la risposta positiva viene inviata il 31 maggio.
«Guido Cristini (1895-1979) è stato uno dei gerarchi più temuti dagli oppositori del fascismo. Come presidente del Tribunale di Mussolini, tra il 1928 e il 1932, ha comminato: 1725 condanne, 8806 anni di prigione, 9 sentenze di morte, tutte eseguite. Abruzzese di Guardiagrele, combattente decorato della Grande guerra, avvocato (anche difensore di Albino Volpi nel processo Matteotti di Chieti), deputato del PNF dal 1924 al 1939, faccendiere (con il principe Valerio Pignatelli pure tra i precursori di Gladio). Dopo la caduta del regime fu salvato dall'Amnistia Togliatti scatenando il "caso Cristini". Una storiaccia esemplare del Belpaese - dove tutto si dimentica e i conti con la Storia non si chiudono mai - raccontata per la prima volta».
Tra il settembre 1941 e l’aprile 1942 nel campo di concentramento di Casoli c’è anche Afnaim Salomone. Nato a Istanbul in Turchia il 25 marzo 1903, suo padre si chiamava Guido (Juda) e sua madre, vivente, si chiama Vittoria Ciprut. Ha una sorella, Regina, nata il 25 luglio 1912. All’inizio degli anni ’30 Salomone si sposa con Dana Lea nata anch’essa a Istanbul il 15 marzo 1906 da Mosè Michon e di Ester Sarfatti. Salomone e Lea si trasferiscono a Milano dove, il 30 gennaio 1932, nasce il primogenito che chiamano Leone. Sempre a Milano, il 14 marzo 1934, Lea da’ alla luce una bambina a cui danno il nome della nonna paterna, Vittoria. Probabilmente nel ’40, dopo l’inizio della guerra, Afnaim Salomone viene arrestato a Milano con tutta la famiglia e deportato nel campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia in provincia di Cosenza. Dopo un anno, il 25 settembre 1941, una trentina di ebrei vengono trasferiti da Ferramonti al campo di concentramento di Casoli. Tra essi c’è anche Afnaim Salomone che arriva a Casoli il 26 settembre 1941 e gli viene assegnato il letto n. 39 che sarà anche il suo numero di internato.
Salvatore Minisci, calabrese, fu arrestato il 4 marzo 1941, internato a Pisticci perché, secondo il rapporto della polizia di Cosenza: «In pubblico va propalando la voce che tra due anni avverrebbe lo scompiglio mondiale perché, a suo dire, la Russia prenderebbe il sopravvento, e, approfittando dell’indebolimento della potenza militare della Germania, dell’Italia e dell’Inghilterra, fra l’attuale guerra insorgerebbe con le proprie armi per diffondere il bolscevismo nel mondo. Inoltre il Minisci, da alcuni mesi a questa parte svolge tra i contadini e gli artigiani del luogo, una subdola propaganda disfattista contro l’Italia, dicendo che il duce è pazzo, che con la guerra da lui voluta porterà l’Italia alla rovina, che la guerra stessa sarà vinta dall’Inghilterra e non dall’Italia, che la Russia raccoglierà la palma della vittoria diffondendo, poi, il bolscevismo nel mondo, e, che in Italia, a causa della sconfitta, scoppierà la rivoluzione contro il fascismo».
La fuga dalle Casermette – 75.mo Anniversario
sabato 22 settembre 2018
nella Sala Convegni del Parco di Colfiorito, presso le Casermette - 06034 Colfiorito di Foligno (PG)
ORE 09:30–18:30
Convegno
Sistema concentrazionario fascista / Resistenza e partecipazione degli jugoslavi nel Folignate e nel Centro Italia / Politiche della memoria dell'internamento e della Resistenza / Iniziative per
le Casermette di Colfiorito
RELAZIONI DI: Manlio Marini (Officina della Memoria di Foligno) – Andrea Giuseppini (Campifascisti.it) – Luciana Brunelli (storica) – Alessandra Kersevan (storica) – Giuseppe Lorentini (Campocasoli.org) – Angelo Bitti (storico) – Andrea Martocchia (Jugocoord Onlus).
Ci sarebbero diverse testimonianze aneddotiche che ci illustrano la vita quotidiana degli ebrei del campo di Casoli che, tutto sommato, si svolgeva in condizioni precarie ma non estremamente dure[1]. Un’attenzione particolare merita, però, la vicenda relativa al medico luminare di urologia nato a Varsavia che, per un disguido postale, si ritrovò internato nel campo di Casoli. Si tratta del medico ebreo, professore di fama internazionale, Hermann Datyner, che vantava pubblicazioni scientifiche stampate in varie lingue che egli stesso parlava correttamente – ne conosceva sei – e aveva tenuto diverse conferenze nei Congressi Internazionali di Urologia. Le misure restrittive nei confronti degli ebrei stranieri colpirono anche lui che fu arrestato a Roma e detenuto nelle carceri di Regina Coeli finché non fu tradotto nel campo di Casoli il 18 luglio 1940.
[1] Si veda ad esempio la testimonianza dei ricordi di 5 anni di internamento (1940-1945) di Wilhelm Baehr dove descrive il suo arresto a Milano e le condizioni di vita al Ferramonti Tarsia, a Casoli (Chieti), a Campagna (Salerno) e sotto gli alleati, in lingua tedesca, cc. 7 appunto con parole tradotte dal tedesco in italiano, c.1. Cfr. Cdec, Fondo Israele Kalk, VII. Testimonianze e documentazione, Busta 5, Fascicolo 61: Ricordi di Wilhelm Baehr internato al Ferramonti tarsia, URL: <http://www.cdec.it/Fondo_kalk/mostra_fascicoli.asp?id_struttura=7&indice=6>, [consultato il 06.05.2018]; Cfr. L. Sirovich, «Non era una donna, era un bandito». Rita Rosani, una ragazza in guerra, Cierre Edizioni, Verona 2014; K. Voigt, Maximilian Segall, un profugo ebreo in Italia, in La Rassegna Mensile Di Israel, vol. 54, no. 1/2, 1988, pp. 279-304.
Il progetto di ricerca e documentazione del campo di concentramento civile fascista di Casoli (1940-1943) è nato all'interno del Corso di Laurea Magistrale binazionale in Scienze storiche tra l'Università di Bielefeld (Germania) e l'Università di Bologna, di cui il Prof. Vito Gironda è il coordinatore scientifico e supervisore della ricerca. Il lavoro di ricerca e documentazione è stato svolto da Giuseppe Lorentini.
I risultati del progetto sono ora visibili nella sua quasi interezza sul sito www.campocasoli.org, ideato e curato dal Lorentini e che rappresenta un esempio di eccellenza di archivio digitale sia come strumento di consultazione a fini della ricerca storica e sia come vettore della conservazione e della trasmissione della memoria. In occasione della visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Gironda e Lorentini sono venuti dall’Università di Bielefeld (Germania) al fine di illustrare al Presidente Mattarella risultati e contenuti del progetto sul campo di Casoli. Il Presidente ha visitato le cantine del Palazzo Tilli recentemente restaurato dall’imprenditrice Antonella Allegrino. Nel 1940 i locali di proprietà dell’Avv. Tilli sono stati scelti dal regime fascista per allestire il campo di concentramento di Casoli.
Nel cuore di Casoli (Chieti) rinasce Palazzo Tilli. L'edificio storico settecentesco, appartenuto alla famiglia Tilli e agli eredi fino al 2013, è stato rilevato e sottoposto ad un minuzioso intervento di restauro conservativo da parte dell'imprenditrice Antonella Allegrino.
Palazzo Tilli è uno dei gioielli del patrimonio artistico e architettonico abruzzese perché rappresenta un caso esemplare di costruzione arrivata integra fino ai nostri giorni. L'immobile è costituito da quattro piani con cantine, piano Cappella, primo e secondo piano, ambienti questi ultimi che vedono un susseguirsi di antichi saloni.
Questa è una foto delle baracche del campo/rifugio di Fort Ontario, Oswego, New York, che diventò un posto sicuro per i 982 rifugiati, dall’agosto del 1944 al febbraio del 1946. Tra questi, anche 4 internati ebrei di Casoli, Fuchs Jakob (Busta 2, Fasc.70), Goldmann Oscar (Busta 2, Fasc. 72), Gruber Iulius (Busta 2, Fasc. 78) e Kuznitzki Bertoldo (Busta 3, Fasc. 117) che riuscirono a salpare con la nave "Henry Gibbins" dal porto di Napoli il 17.07.1944, accompagnati da Ruth Gruber, che fu ingaggiata dal governo americano per scortare i quasi mille ebrei verso le coste degli Stati Uniti d'America. All'epoca Gruber aveva 32 anni e lavorava come assistente speciale per il ministero degli Interni americano. Fort Ontario fu il primo e unico tentativo da parte degli Stati Uniti di dare riparo ai rifugiati ebrei durante la guerra. Dopo la fine della guerra i rifugiati furono tenuti ancora nello stato di internati a causa dei disaccordi sul renderli o meno cittadini statunitensi. Solo nel gennaio del 1946 (dopo il discorso alla radio di Truman del dicembre 1945) arrivò la decisione di dare ai rifugiati la cittadinanza e da febbraio gli fu permesso di lasciare Fort Ontario.
Casoli, 27 gennaio 2018, Giorno della Memoria
Cari casolani,
vi ringrazio di cuore per l'onore che mi fate concedendomi la cittadinanza. Ve ne sono profondamente grato.
Il caro sindaco Massimo Tiberini e l'infaticabile Giuseppe Lorentini mi hanno chiesto di dire due parole sull'importanza della Memoria, che si celebra oggi e cui avete appena intitolato la piazza qui accanto.
È un argomento importante e difficile. Abbiamo infatti a che fare con un pezzo significativo della Memoria nazionale, dello stesso Immaginario del nostro popolo. La Memoria ispira infatti anche la pedagogia collettiva, i valori che tramandiamo ai nostri figli.
Purtroppo, strumentalizzando la Memoria di un popolo lo si può indirizzare, si costruiscono fortune politiche. Si può anche alimentare il risentimento, cercando di aizzare i concittadini ora contro quelli ora contro questi, coltivando sentimenti di vendetta. Ad esempio, lo si fa nascondendo o strumentalizzando episodi delle avventure coloniali italiane, della guerra 1940-45, dell'esodo dall'Istria, le cosiddette "foibe", le vendette del '45-'46 ecc.
Il progetto di Documentazione on line sul Campo di concentramento di Casoli 1940-1944 www.campocasoli.org ha lo scopo di raccogliere, conservare e studiare il patrimonio documentale riguardante l’ex Campo di concentramento di Casoli 1940-1944. È il frutto di un lavoro di ricerca, digitalizzazione, analisi e interpretazione dei documenti, che inizia nel 2013 ed è sempre in continuo aggiornamento. Tutti possono accedere liberamente e gratuitamente all’interno del sito, dove è riprodotto il patrimonio archivistico dell’Archivio storico del Comune di Casoli relativo al Campo di concentramento per internati civili. Il sito www.campocasoli.org valorizza questo patrimonio documentale con la pubblicazione digitalizzata di fonti, ricerche e saggi sulla storia dell’internamento civile nell’Italia fascista assicurando la comunicazione e la divulgazione critica dei risultati della ricerca. Tutte le donazioni a favore del sito www.campocasoli.org permetteranno di continuare questo costante lavoro di ricerca, documentazione, analisi e interpretazione, per cercare di ricostruire nella maniera più dettagliata possibile la storia dell'ex Campo di Casoli e l’identificazione dei suoi internati, allo scopo di mantenerne viva la memoria storica e di contribuire alla ricerca scientifica sul tema dell'Internamento civile nell'Italia fascista.
Cari casolani,
autorità, studiosi partecipanti al convegno,
a nome della Comunità ebraica di Trieste e del Museo ebraico "Carlo e Vera Wagner" dei quali mi onoro di essere il Presidente, esprimo sincero compiacimento per la serie di iniziative storico-culturali avviate a Casoli da qualche tempo e che fanno della vostra cittadina un esempio, possiamo dire, di riconciliazione con la storia del nostro Paese.
Purtroppo, essendo quest’anno il Giorno della Memoria coincidente con lo Shabbat, il giorno di riposo per noi ebrei, non potrò essere personalmente presente all'importante evento che avete organizzato.
Come sapete, la grande foto ora affissa sulla facciata di uno degli edifici che costituirono il "Campo di concentramento" di Casoli (secondo la terminologia del 1940) ha una storia tristissima, che lega Trieste a Casoli.
L'aveva con sé la famiglia Nagler - Salo, la moglie Feige Adele Fitzer e il figlio Giacomo - quando vennero arrestati a Castelfrentano dall'esercito tedesco nel novembre del 1943.
All'epoca, la nostra testimone triestina Rosetta Weintraub aveva sette anni ed era a sua volta nascosta in paese con i genitori. Questo il suo racconto: «Venimmo a sapere dell'arresto dei nostri amici. La mamma decise di andare a portargli qualcosa da mangiare. Mi misero a dormire.
Casoli 27.01.2018
Il primo ad arrivare è stato l'ambasciatore sloveno Bogdan Benko, senza l'aplomb e l'albagia del grande personaggio in visita ad un paese dell'interno abruzzese. Il Sig. Benko aveva saputo giorni fa da un quotidiano sloveno di Trieste “Primorski dnevnik” della presenza a Casoli di un campo di concentramento dov'erano stati rinchiusi nel periodo bellico alcuni suoi connazionali, colpevoli di essere sloveni e quindi invisi al fascismo, che avevano sostituito altrettanti ebrei mandati altrove, e qualcuno ad Auschwitz. Una telefonata al sindaco di Casoli, l'autoinvito subito accettato e l'arrivo alle 8,30', in anticipo, accompagnato da una troupe della TV nazionale slovena.
Italia - La cittadina nell’Abruzzo renderà omaggio agli internati sloveni, croati ed ebrei
"Si facciano vivi i discendenti, è quanto di meglio mi auguro"
Casoli - Una telefonata in Germania. Mi risponde un docente d'italiano. Colui che meglio conosce le vicende vissute dagli sloveni e dai croati internati dalle autorità italiane fra il 1942 ed il 1944 a Casoli, la cittadina ai piedi del massiccio del Majella in provincia di Chieti, sulla riva destra del fiume Aventino.
"Si facciano vivi i discendenti"
La regione è quella dell’Abruzzo dove gli Apennini si elevano a quasi 3000 metri di altezza. È lì che dal 1940 al 1942 furono ristretti, nelle case che si affollano attorno al pittoresco colle, numerosi ebrei. Nel 1942 costoro furono poi trasferiti ad un paio di centinaia di chilometri di distanza più a sud nel campo di Campagna in provincia di Salerno. Non per dieci ebrei che purtroppo finirono deportati nei campi di sterminio e alla Risiera di Trieste. Ma Casoli non rimase deserta. Vi furono insediati un centinaio di "ex-jugoslavi".
"È il termine usato dallo stato fascista, ma so bene che si trattò di sloveni, croati ed altri," dice Giuseppe Lorentini. È lui, il professore di italiano. Dal 2009 vive a Bielefeld per svolgervi la professione di lettore di italiano presso l'università locale.
*Mio carissimo Ante,
ti ricordo con piacere, perché tu mi sei di gran lunga il più caro e nessuno mi infonde un sentimento così benefico come te, solo in te trovo gioia. Io spero che un giorno il mio tanto desiderato sogno (felicità) si avveri. Il mio cuore sarebbe colmo di gioia, se noi ci rivedessimo.
Mio amatissimo, ricordando il nostro ultimo incontro, ripenso a quanta gioia tu mi hai dato. Ho sofferto molto quando tu te ne sei andato, ma abbiamo superato anche questo ostacolo e guardiamo, se possibile, verso un futuro positivo. Il mio cuore non desidera altro che te, me lo dico continuamente. Ante mio, ho ricevuto la lettera del 9 agosto che tu mi hai spedito il mese scorso.
Tu hai scritto che aspetti la mia lettera. Mi rallegro che tu non tardi a rispondere alla mia lettera, quando il tempo te lo permette. Mi rende molto felice (sapere) che stai bene. Ante mio, mi hai scritto che Mile, non ti ha ancora risposto, può darsi che sia in viaggio. Mileva mi ha scritto e io le ho risposto. Kosovka chiede di me, se sono al mio paese, a lei devo ancora rispondere. Cuore mio, ho ricevuto uno scritto in italiano, che era stato scritto il 30. So che ti manca la tua patria e che ti aspettano i tuoi amici, che a loro volta hanno sentito la tua mancanza, specialmente io, che da tanto tempo ti aspetto.
"Voglio spiegarvi una cosa: di Casoli non so niente, quando ho trovato la foto ho chiesto a mia madre perché mio padre era finito in quel luogo. Mi ha spiegato che essendo lui apolide, insieme a greci ed altri cittadini stranieri erano finiti vicino a Chieti in un campo di prigionia assieme ai politici italiani contrari al fascismo."
Sono queste le ultime parole che Miriam Hassid (Mariù) mi scrisse in una mail del 31 luglio 2017. Aveva appena conosciuto il mio progetto e si era subito messa a disposizione per mandarmi del materiale per il sito. Suo padre, Giuseppe Hassid, era tra gli ebrei internati nel Campo di concentramento di Casoli, presente sulla foto scattata a Casoli nell'agosto del 1940. Come accaduto per altri 9 ebrei di quella foto, il padre ebbe la tragica fine di essere deportato e ucciso. Mariù non conosceva molto bene la storia del campo fascista di Casoli. Voleva conoscerla e nello stesso tempo aveva ancora tanto altro da raccontare.
"Per me, basta la tua intervista, sono già comparsa su troppi giornali e lì era giusto perché, tanto per cambiare, mi era preso un attacco di rabbia contro lo Stato ed altro e dovevo dire la mia..." mi salutò scrivendomi "un giorno vi racconterò la storia".
Non avrei mai potuto immaginare che sarebbe stato il nostro ultimo scambio di mail. Ci ha lasciato una grande donna con una grande personalità. Sia il suo ricordo di benedizione.
Giuseppe Lorentini
È stato “un grosso lotto di corrispondenza”, ricevuto gratis da un collezionista di filatelia e di documenti sulla Shoah, col quale Livio Isaak Sirovich (“Non era una donna, era un bandito”, Cierre, Verona 2015) ha ricostruito una parte importante della vita di Rita Rosani, unica donna italiana medaglia d’oro della Resistenza. Una storia, narrata familiarmente, con affetto e rigore, nel quadro della Trieste degli anni ’40. La Trieste di Eugenio Colorni e Ursula Hirschmann, di Umberto Saba, James Joiyce e Italo Svevo. La Trieste di cui Natalia Ginzburg scriveva in Lessico famigliare: “La Storia bussò con tale violenza anche alla porta degli ebrei triestini… che tutti ne rimasero come tramortiti”. Ed è proprio in quel contesto che si svolge la vita di Rita Rosani (Rosenzweig) e del suo fidanzato Kubi Nagler. Una comunità di ebrei provenienti dall’Europa centrale.
Nella primavera del 1939, Rita diciannovenne e Kubi ventisei, sulla base degli stretti rapporti tra le famiglie e secondo la tradizione ebraica della yddishe Mame si ritrovano fidanzati, tanto che a Kubi, dopo un ballo con Rita, escono queste parole spontanee: “Solo un ramo di rosa, Rosenzweig, può ragionevolmente fiorire”. Ma quella rosa non fiorirà come sposa di Kubi. Il 30 giugno 1940, 51 ebrei vengono spediti da Trieste a Casoli, internati nel campo di concentramento. Tra loro il padre di Kubi, Salo Nagler. Il 27 luglio 1940 Kubi Nagler viene spedito in Calabria, al campo di concentramento di Ferramonti, vicino alla stazione ferroviaria di Tarsia, in provincia di Cosenza. Ha inizio così la corrispondenza tra Rita e Kubi, ma quest’ultimo non ha il permesso di scrivere se non una cartolina e una lettera di 24 righe a settimana. Rita scrive ogni due o tre giorni.
Per gentile concessione di Michele Aiello
Il 2 agosto 2017 il Senato ha definitivamente approvato la Legge annuale per il mercato e la concorrenza (n. 124/2017), che, tra le altre cose, modifica l’art. 108 del Codice dei Beni Culturali, sancendo la liberalizzazione delle riproduzioni digitali con mezzo proprio in biblioteche e archivi pubblici per finalità culturali (art. 1, c. 171). A seguito della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (http://www.gazzettaufficiale.it/…/originario;jsessionid=yvp…), le nuove norme sono entrate direttamente in vigore martedì 29 agosto 2017. Si sottolinea inoltre che sarà consentito non solo effettuare liberamente riproduzioni di beni archivistici e bibliografici, ma che tali riproduzioni potranno essere altrettanto liberamente divulgate e condivise con qualsiasi mezzo per finalità diverse dal lucro, e dunque non solo per “ragioni di studio” o “personali” come avveniva sinora per gli scatti autorizzati con mezzo proprio. Per ulteriori informazioni si rimanda alla pagina facebook Fotografie libere per i Beni Culturali.